Finalmente lo posso dire: sarò guest lecturer in un college americano.
Sono stato ufficialmente invitato a tenere un corso sui social audio, sulla creazione del valore del contenuto e sulle opportunità di questo mondo nella professione giornalistica il prossimo settembre a Ithaca College.
Sarà un corso breve, di una decina di giorni, un momento per confrontarsi su un mondo che dobbiamo ancora capire fino in fondo, ma che nasconde sicuramente delle opportunità per chi produce contenuti nell’industria dei media e della comunicazione. Il progetto è nato grazie al rapporto di amicizia maturato in questi anni con il professore di “mobile and social media journalism” di Ithaca Anthony Adornato. Avere la possibilità di progettarlo e realizzarlo è un onore per il quale non riesco a trovare le parole giuste.
Un progetto bellissimo
Innanzitutto grazie a Anthony, per la fiducia, il supporto e l’amicizia. Grazie anche a Ithaca College per la possibilità che mi regala di realizzare un sogno. Da ora, però, me lo gioco.
Ti dico subito una cosa: è un progetto bellissimo e terrorizzante. Senza dubbio. Il mondo dei social audio è un territorio ancora vergine, da scoprire. Dai primi studi, però, posso dire senza dubbio che ha delle potenzialità enormi. L’interazione con la voce su una piattaforma sociale è un potente mezzo di coinvolgimento delle persone interessate a un argomento, a un evento, a una persona, a un’esperienza.
Qui c’è il bello. Con una piattaforma come questa, parlo dei social audio, si può e si deve creare valore da trasmettere e nessuno lo sa fare meglio dei giornalisti. Con l’obiettivo di andare a Ithaca davanti, sarà fantastico poter sintetizzare tutti i passaggi con cui si può costruire il contenuto di valore su piattaforme di social audio per poterlo proporre come un altro mondo di produzione del contenuto nel quale chi fa la professione giornalistica può recitare la parte del protagonista.
Un progetto… terrorizzante
Sarà terrorizzante perché dovrò fare a meno della rete… di protezione. Vuoi sapere di cosa parlo? Parlo del coefficiente di difficoltà che presenta l’idea di tenere un corso in una lingua che non è la tua (sebbene il mio inglese non sia poi malaccio) e davanti a studenti che non fanno parte del tuo contesto sociale. Un corso a Ithaca, per me, non sarà, quindi, sono un progetto professionale di grande valore, ma sarà inevitabilmente anche un’esperienza umana stravolgente. Una cosa terrorizzante.
Mi si chiede di diventare un’altra persona
Il motivo è semplice. Quando insegno, ascolto. Guardo, annuso, annoto, sento, percepisco. Cambio il mio posto con quello delle persone che mi stanno davanti. Quando insegno divento strumento e servo, nel senso di “sono al servizio” di chi è davanti a me.
A Ithaca la cosa non sarà facile. Dovrò cercare di farlo con giovani che non fanno parte della mia società, ma di un’altra, che non vivono la mia realtà, ma un’altra. Giovani che non parlano la mia lingua, ma un’altra. Di conseguenza, da qui a settembre, il mio inglese dovrà diventare invincibile e le mie esplorazioni dovranno farmi diventare americano. Si fa per dire, naturalmente, ma la sostanza è quella: per portare a termine la sfida nel migliore dei modi dovrò diventare capace di fare con dei giovani americani quello che ho saputo fare con i giovani studenti italiani che ho incontrato. Sentire e dare energia. L’insegnamento è questo, almeno per me: ascolto, servizio, trasferimento di energia.
Le strade che hai davanti per reagire
Vorrei scriverti tante cose su questo viaggio. Tuttavia ho già trasgredito troppo alla promessa che mi sono fatto quando ho rinnovato il sito e che riguardava il fatto che avrei voluto scrivere sempre meno cose di me e sempre di più cose utili. Però sai ‘sta cosa qui non è che ti capita ogni due per tre. Quindi vale la pena di darsi qualche pacca sulla spalla.
Cerco di tirare fuori un concetto utile, sperando di riuscirci perché sto giro sono molto emozionato. Quando ti accade una battuta d’arresto, nella carriera, ci sono sempre due modi di reagire: guardando in basso o guardando l’orizzonte. Per guardare in basso mi riferisco a tutte le decisioni che prendi sul momento e pensando solo al modo di ritornare prima possibile ad avere un lavoro, un ruolo, una dignità. Tutto condivisibile, tutto giusto. Si può fare anche così. Io le chiamo soluzioni tampone: certo, le metti in atto se devi, ma non ti aggiustano la vita o la carriera.
La soluzione più folle
Poi c’è un’altra strada. Puoi guardare l’orizzonte. Me l’ha insegnato mio papà. Se la realtà che ti circonda non ti piace, tu guarda l’orizzonte. Per riprenderti da una crisi lavorativa guarda sempre molto in avanti. Pensa a un viaggio, pensa a una meta. Vuoi sapere la mia? La mia era stravolgere la mia figura di giornalista, romperla in mille pezzi e poi ricostruirla, per tornare un giorno nel mondo del giornalismo a dire che “si può fare”. Sta succedendo. Essere stato accolto stabilmente tra i formatori dei colleghi giornalisti è il primo punto di arrivo del mio viaggio. Ora c’è anche Ithaca che è la meta dal nome giusto per chi ha passato la sua Odissea. Che è anche la tua.
Trovata la tua meta, vivi la tua Odissea. Fai la fame, trema, prega di farcela, succhiati la paura di non farcela, ma non arrenderti. Non comprare cose, vendi il superfluo, trasformati, cambia, violentati, grida, piangi, ridi. Studia, preparati, massacrati di fatica col sorriso sulle labbra, stravolgiti, perdonati, diventa chi sei, ma non arrenderti. Prova, sperimenta, sbaglia. Pensa molto, dormi poco. Se la tua Odissea ha come meta un cambiamento reale del tuo lavoro, della tua professione, del tuo percorso, non avere paura di soffrire. Alla fine avrai in cambio un miglioramento reale, strutturale, definitivo. Avrai una nuova mentalità, una nuova resilienza, un nuovo mindset. Saprai reagire alle difficoltà, interpretare i segnali. I tuoi ricavi resteranno consistenti, diversi, sostanziosi, non saranno più figli dell’emergenza.
Non poteva che essere Ithaca College
Tieni sempre a mente che le soluzioni tampone magari ti danno qualche soldo, ma non ti danno futuro. Per anni ti succederà di viaggiare senza capire se la meta che hai nel cuore è vicina o lontana. Per anni sarà la tua Odissea nella quale rischi tutto rinunciando ai soldini sul momento per i soldini (e la serenità) di un futuro migliore. Io ho vissuto la mia Odissea (e la vivo ancora), ma insomma, dai, è troppo bello pensare che sto tornando a Ithaca… Non poteva che essere Ithaca la meta del mio viaggio. Un viaggio che sarà un altro punto di partenza. Grazie a chi mi ha aiutato a rivedere, per ora da lontano, la mia Ithaca.
Lascia un commento