Giornalismo digitale: le redazioni sono pericolosamente indietro
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Posted by Francesco Facchini
Donazioni: ci ho pensato molto e poi l’ho fatto Dedico questo sabato a parlarti di un passo in avanti che ho fatto nell’ambito del progetto di questo blog. Il 2017 si...
Posted by Francesco Facchini
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Posted by Francesco Facchini
Oggi pomeriggio la notizia e i commenti si susseguono ancora. Allora, ho alcune notizie fondamentali sulla community internazionale dei mobile journalist che in queste ore sta...
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Thomson Foundation e mojo: tutto il sapere è online. La Thomson Foundation, organizzazione inglese intitolata a Lord Roy Thomson, magnate anglocanadese dei media e storico padrone...
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Essere freelance: una questione molto… mojo Chi fa mobile journalism e, più in generale, chi si occupa di innovazione nel giornalismo, deve dedicarsi alla città di Varese...
Posted by Francesco Facchini
Facebook Watch: l’idea mojo che non ti aspetti. Oggi a pranzo ho incontrato il professor Stephen Quinn che è uno dei più grandi esperti mondiali del mobile journalism. Molte...
Posted by Francesco Facchini
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Posted by Francesco Facchini
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Posted by Francesco Facchini
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Posted by Francesco Facchini
Sono al termine di una giornata memorabile. Ho vissuto oggi il primo giorno ufficiale della mia seconda vita, quella del “prof”. L’ho vissuto da docente-testimone di un master in Management e Comunicazione del Beauty e del Wellness presso la Iulm. Un’ emozione vera e un primo passo molto importante dentro la formazione di livello accademico per la mobile content creation italiana.
Sono qui che scrivo con ben poca energia, ma voglio rispettare la mia scadenza di pubblicazione di giovedì, anche se per un pelo. Lo voglio fare regalandoti un contributo a mio avviso determinante per la creazione di una carriera che non arresti mai la sua crescita. Lo faccio oggi perché emozionato dal fatto che questo nuovo compito mi è stato girato da uno di quelli che il sociologo americano Mark Granovetter chiama un “legame debole”. Spero di ringraziarlo adeguatamente ripagandolo della fiducia che ha riposto in me e anche consegnandoti questo documento di valore eccezionale.
In questo documento spettacolare, Mark Granovetter, ancora operativo come professore di sociologia a Stanford, racconta come, per creare lavoro, siano decisivi i legami più esterni della propria sfera di conoscenze sociali, non certo quelli più vicini. In questa rivoluzione completa della mia vita (e ancor più in questa serata) posso affermare che sono stati proprio i link con persone conosciute da poco quelli che mi hanno dato linfa, lavoro, conoscenze, valore.
Il motivo? Semplice. Per creare lavoro bisogna scambiare valore senza paura di poter perdere posizioni, senza alcun timore di venire “fregati”. Se infatti, ci sono predatori che possono “razziare” dei link che ci siamo costruiti, è evidente nei fatti che il coltivare legami di valore e dare prima di ricevere, è un’operazione che porta frutti diversi e duraturi del “fotti fotti” tipicamente italiano. In questo anno a me è capitato decine di volte. Per creare lavoro, insomma, bisogna fare leva sulla forza dei legami deboli. Dando valore, prima di riceverlo.
Mark Granovetter non è un sociologo qualunque. E’ forse il più importante sociologo vivente e padre della sociologia economica. E’ un punto di riferimento anche di Rudy Bandiera, grande divulgatore dei legami via reti sociali. Nel suo lavoro più importante La forza dei legami deboli, il nostro teorizza che, per citare Wikipedia, “i soggetti inseriti in legami deboli, fatti cioè di conoscenze amicali non troppo strette, hanno più possibilità di accesso ad informazioni e quindi di potenziali posizioni lavorative di proprio interesse, rispetto a coloro che investono socialmente soltanto nei legami forti, cioè i familiari, i parenti e gli amici intimi”. Ecco come si crea lavoro: coltivando e scambiando valore con i legami deboli, con le relazioni più esterne rispetto alla propria sfera.
Vuoi il regalo? Eccoti servito: buona lettura. LA FORZA DEI LEGAMI DEBOLI.
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