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Media: il futuro lo indica Francesco Marconi

I media hanno bisogno di un futuro diverso

Torino mi ha regalato oggi la possibilità di sentire una conferenza di uno dei più grandi innovatori del mondo dei media.Sto parlando dell’italo-portoghese naturalizzato americano Francesco Paulo Marconi, fuoriclasse della ricerca nell’industria dell’informazione mondiale, ricercatore, studioso e dirigente di altissimo livello, ora a capo della Ricerca e Sviluppo del Wall Street Journal dopo aver ricoperto lo stesso ruolo alla Associated Press. Ti ho già parlato di lui qui, quando molto tempo fa evidenziavo il suo nome e la sua carriera mettendola nel novero degli eroi del nostro lavoro. Oggi l’ho sentito entrare nello specifico del lavoro che sta creando con il suo team al Wall Street Journal e l’ho visto all’opera mentre indicava la via del futuro.

Un mondo lontano da noi

Il mondo del giornalismo italiano è lontano anni luce dalla visione e dall’azione di Marconi e i suoi gesti e le sue parole me lo hanno confermato. Ho riscontrato anche una strepitosa distanza tra l’accademia italiana del giornalismo e della comunicazione e i temi con i quali Marconi lavora. Me lo hanno confermato alcune esperienze personali recenti e la precisione con cui Marconi si è diretto al cuore del problema che, nelle nostre italiche stanze dei bottoni, non sanno nemmeno dove stia di casa.

Di cosa sto parlando: del fatto che il futuro dei media, questa è la via di Marconi, si gioca nel misurare la distanza dell’uomo, del giornalista, con l’intelligenza artificiale. Più l’uomo sarà lontano dall’algoritmo, più l’uomo verrà sostituito dall’algoritmo che presenterà in automatico news responsive e create ad hoc per il mondo che l’utilizzatore finale ha bisogno di costruirsi attorno. Per questo, mentre lo sentivo, era uno solo il pensiero: Povera Italia del giornalismo…

La via di Marconi

Ecco su cosa si basa il futuro dei media per Francesco Paulo Marconi. La sua lezione è stata una visione, un volo sopra il panorama di quanto la AI possa intervenire, sia in positivo, sia in negativo, nel nostro mondo e in quello della comunicazione in particolare. Per affrontare il nostro rapporto con l’Intelligenza Artificiale dovremo essere istruiti sui suoi meccanismi in mondo profondo, per evitare di venire travolti dalle Deep Fake, vale a dire dalle fake news create dal computer e molto difficili da analizzare e da smascherare.

L’algoritmo più complesso.

L’Intelligenza artificiale, però, “resta uno strumento e i giornalisti non devono temere il cambiamento che questo strumento porterà – ha raccomandato Marconi durante la sua lectio magistrali – perché sartà difficilissimo sostituire le qualità emotive come l’istinto e l’empatia. L’Intelligenza Artificiale, però, non deve essere utilizzata come una macchina che sforna contenuti basati sulla responsività al lettore e basta.

La AI deve essere utilizzata come strumento per risolvere i problemi del produttore di contenuti, sostituendosi a esso solo per quei processi che sono time consuming e non nel processo creativo che dovrà essere governato dall’uomo che farà la storia con il coding invece che scrivendo. Un processo semplice che fa rima con un Umanesimo tecnologico del quale abbiamo molto bisogno. Non dimentichiamoci che l’algoritmo più complicato e inimitabile è e resta l’uomo”.


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