Perché il netbranding può cambiare la vita dei giornalisti

NETBRANDING, QUESTO SCONOSCIUTO. Sto studiando da qualche tempo le tendenze delle carriere dei giornalisti, freelance e non: non passa giorno che non scopra cose fondamentali su quello che la categoria (compreso me) sta sbagliando. Un esempio? I giornalisti italiani, siano freelance o contrattualizzati, non conoscono il netbranding: un’assurdità, ti spiego il perché.

LA DISINTERMEDIAZIONE. Parto da lontano. Parto dalla definizione della parola disintermediazione. E’ questa: “La disintermediazione è il fenomeno di riduzione dei flussi intermediati. Composto dal prefisso latino e greco “dis” che indica tradizionalmente ciò che viene separato, la parola indica ogni processo di rimozione della figura dell’, ossia colui che ha la funzione di intercedere tra due o più attori sociali per facilitare il raggiungimento di un accordo”. Ok, senti, è la definizione di Wikipedia e non è il massimo, ma da verifiche risulta abbastanza fedele. Perché parto da lì? Il motivo è semplice: la tecnologia ha permesso ai giornalisti di diventare produttori indipendenti di contenuti togliendo tra loro e il lettore i mediatori. Di chi sto parlando? Degli editori, spurii o puri, che comprano le notizie e le pubblicano. Questo grazie alle varie piattaforme sociali di pubblicazione diretta (che peraltro sono delle mostruose macchine da soldi esse stesse). Però mai come in questo momento, se un giornalista, ripeto, freelance o no, vuole costruirsi un pubblico con quello che produce, lo può fare in modo efficace.

I SOCIAL MEDIA MANAGER: SI, MA POI? Nella giungla di chi lavora sui social ci sono molti tipi di figure, tutte importanti e valide. In questo post, tuttavia, voglio chiedermi quale sia, in quel mondo, il ruolo del giornalista. Analizzo il paradigma italiano medio per porre poi un quesito. I giornalisti presenti sui social sono principalmente di 3 tipi: in massima parte ci sono degli smanettoni senza piano editoriale definito, in misura minore ci sono delle figure di riferimento che acquisiscono notorietà e quindi autorevolezza (non qualitativa) grazie alle testate per cui lavorano. In misura ancora minore, ci sono giornalisti che hanno un pubblico selezionato perché lavorano coerentemente sul piano editoriale di quello che spacciano coi social.

UN PUBBLICO REALE DI UNA PERSONA REALE. Io, per esempio, sono ancora un neofita del campo, ma sto lavorando per dare qualità a quello che pubblico sui miei profili sociali, di modo che, chi desidera seguirmi come stai facendo tu, sappia che sui miei canali può trovare determinati argomenti, ma non altri. Per questo motivo, valorizzando il ruolo di mediatore sociale del giornalista, penso che i cronisti debbano arrivare oltre il social media management e costruirsi un pubblico (piccolo o grande) che sappia esattamente chi sono, che carriera hanno, in cosa sono esperti e in cosa non lo sono. Quindi nel mondo social posso provare a buttare lì che ci siano i social media manager e, dopo, i giornalisti, i quali devono creare un’autorevolezza digitale sulla base di quello che sono veramente, indipendentemente dalle loro opinioni (spesso buttate a caso) sul terremoto di Amatrice o sul FertilityDay.

net-brandingC’E’ BISOGNO DI NETBRANDING. Questo campo lo sto scoprendo ora e vorrei lo scoprissi anche tu. Riccardo Scandellari e Rudy Bandiera sono i principali esponenti della corrente che va oltre il social media management e comincia a parlare di vera e propria vita digitale professionale e umana. Questi due libri “Le 42 leggi universali del Digital Carisma” e “Afferma la tua identità con il NET BRANDING” sono due capisaldi di quella profilazione della carriera digitale che potrebbe e dovrebbe essere un must del giornalista, sia freelance o sotto contratto. Il motivo è semplice: entrambi danno indicazioni operative, di studio, di comportamento e bibliografiche sulle modalità con cui si costruisce una personalità digitale. Tutti i cronisti dovrebbero averla, tutti dovrebbero coltivarla. Vanno entrambi oltre il social media management per fondere tutto, tramite i vari social e i vari canali di espressione del giornalista, nella una creazione di una coerente, positiva e autorevole personalità digitale. Essi sorpassano i canoni religiosi del social media management indicando come in una vita digitale coerente ci possa essere spazio per il racconto personale che aumenta la friendship nei confronti di chi segue, aumentandone anche la fiducia. Spesso, invece, i social media manager professano la creazione di una maschera digitale che non è rispondente alla persona reale.digital-carisma-rudy-bandiera-copertina-675x1024 Ecco, per questa coerenza e per questa cura della persona, questo tipo di orientamento è quello che sposo personalmente. Ci sono anche altri libri scritti da loro sull’argomento, ma te li segnalerò solo quando avrò finito di leggerli.

INFINE ECCO I QUATTRO CAVALIERI. Per stare al passo con Netbranding, almeno in Italia, ti suggerisco di seguirli su Twitter. Ecco i loro quattro  account, da seguire con accuratezza per trarne il maggiore vantaggio possibile per la tua carriera di giornalista freelance. Alla fine metto anche un account di una collega che conosco e che mi è amica, la quale ha fatto del vero netbranding diventando una figura di riferimento per il suo mondo, mai corrotto con altri pareri o altre escursioni improvvisate. Si tratta della giornalista Mariella Caruso, splendida collega siciliana trapiantata a Milano che parla di spettacoli, di cucina, di turismo, di Sicilia e di alcune altre cose meravigliose. Se la segui sai chi è, sai di cosa è esperta, sai cosa fa e di cosa si occupa, di cosa, quindi, può trattare con grande sapienza e coerenza professionale, maturata in decenni di carriera.

 

 

 

 

 


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