Ordine dei Giornalisti

Ordine dei Giornalisti, Parigi e una nuova visione del mojo

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Ordine dei Giornalisti: bisogna dare una mano prima di parlare.

Come giornalista mi vergogno. Anche come internauta italiano mi vergogno. Perfino come uomo del digitale mi vergogno, perché vedo molta ciarlataneria e poca voglia di creare valore aggiunto in questo web che utilizziamo al massimo solo come discarica della nostra frustrazione. Come giornalista e come uomo, però, ho deciso di restare dentro le istituzioni come l’Ordine dei Giornalisti e di aiutare. L’ho fatto, lo rifarò, anche se critico, qualche volta urlo, generalmente non capisco la situazione alla deriva di questa istituzione. Però te lo dico, caro collega, è da vigliacchi proprio criticare l’Ordine, urlare la sua inutilità, sparare sulla categoria senza restare dentro a cercare di cambiare le cose.

Ho toccato il fondo, poi sono tornato su…

Nella mia carriera ho toccato il cielo, il fuoco Olimpico, il sogno e l’inferno. Sì, caro, ho toccato il fondo ho mangiato la merda e sono risalito. Ho anche fatto l’imprenditore e capito in che modo vanno le cose. Vanno in un modo che mi ha imposto l’operazione di lasciare tutto e andarmene. Ho visto anche come vanno le cose nell’Ordine dei Giornalisti e ho deciso che devo stare dentro, vicino, accanto. Anche se faccio fatica a pagare la quota, anche se mi fanno incazzare. Lo devo fare per offrire all’Ordine dei Giornalisti tutto l’apporto possibile per migliorare la situazione di questa professione minacciata, in crisi, devastata. Boh, sarà che sono un romantico, uno matto (come dice il Presidente dell’ODG Lombardia Alessandro Galimberti), ma io lo devo fare. Tra l’altro, non so se hai visto, la cosa ha dato i primi frutti.

La trasferta a Parigi assieme al Presidente Galimberti.

Con il collega Fabio Benati e grazie all’organizzazione di Video Mobile 2018 abbiamo lavorato per molto tempo all’organizzazione di una trasferta che doveva vedere il Presidente dell’OdG Lombardia Galimberti con me a Parigi a vedere con i suoi occhi la comunità mojo in azione. Innanzitutto devo ringraziare Alessandro per la visione che ha avuto e per il coraggio che ha mostrato esprimendo il forte desiderio di conoscere il mondo dei mobile journalist. Il nostro è stato un giorno pieno di significato, per quello che esso può rappresentare non solo per noi, ma per tutto il movimento. Da Parigi sono tornato con la consapevolezza che il lavoro inizia adesso, se voglio far diventare il progetto di portare il mojo dentro le scuole di giornalismo una realtà. Ti prometto che non mollerò. Credo che non mollerà nemmeno Alessandro Galimberti, il quale, dopo la conferenza parigina parlava così.

Una nuova visione del mojo

Il pensiero e le riflessioni del Presidente della Lombardia Alessandro Galimberti sono finite anche sul sito dell’Ordine milanese e su News Italia Live ai link che puoi leggere qui e qui. Il mio pensiero sull’argomento lo conosci da tempo: vado dritto al punto e finché non avrò piena apertura dalle scuole di giornalismo non avrò pace. Non lo faccio solo per me, ma per tutti quelli che vivono il mondo del giornalismo italiano e sono in difficoltà. Il mojo ha fatto risorgere me dalla cenere, può essere un’arma per molti. Ecco perché lo stiamo portando fino alle aule delle università. Cercando anche di avere una nuova visione del mojo, come del nuovo giornalismo di cui la nostra epoca ha bisogno. Indipendentemente da un telefonino.

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