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Social media: come riempire un silenzio

Social media e formazione: ecco cosa significa per me

Sto tenendo dei corsi sulla produzione del contenuto sui social media e sul social media marketing preso dalla parte del contenuto. Un’esperienza nella quale ricevo senza dubbi molto più di quel che do e che mi mette costantemente in discussione. Già, perché io sono un produttore di contenuti e dal contenuto parti per ragionare su come le persone, i professionisti, le aziende, le istituzioni possono ottenere valore. Ecco cosa significano per me i social media ed ecco come imposto la mia formazione.

Imparo ogni giorno

La bellezza di questo percorso è che imparo ogni giorno. Oggi, per esempio, mi sono portato a casa un ragionamento che ti metto su queste colonne perché penso che possa esserti utile. Sai che il mio lavoro è, principalmente, sulla piattaforma di Algoritmo Umano. E forse sai anche che qui ti riservo delle considerazioni più personali su quello che faccio, magari tralasciando gli aspetti auto-referenziali e cercando di girarti cose che ti siano utili. Le cose che imparo.

Mentre le dico le apprendo

Il lavoro che faccio sui social media è ancora troppo istintivo e oggi mi è capitato di parlarne. Mi è capitato di parlare dei momenti in cui ti ritrovi a dover pensare a come riempire un silenzio, a come riannodare un filo che, magari, a causa di vicende tue hai interrotto nella pubblicazione sui social media.

Avevo davanti una splendida classe di corsisti, uomini e donne dotati di esperienza e professionalità da vendere. Un gruppo fantastico come spesso mi è capitato di incontrare nella mia collaborazione con Afolmet. Ebbene, abbiamo parlato di come riempire un silenzio sui social e mi sono ritrovato a rifare e precisare un ragionamento che avevo già fatto. Il fatto di farlo assieme ai miei corsisti mi ha aiutato a rimandare a memoria i passaggi e ad apprenderlo meglio.

L’ho rifatto mio.

Sono fatto male

Già, son fatto male, perché nel mondo dei social media penso che conti il valore e che non contino i numeri. Penso anche che i social media siano luoghi dove vivi tanto quanto un ufficio, un’aula, una casa, una strada, un bar, un ristorante. Penso che la nostra vita digitale sia la nostra vita reale e che i social siano un mezzo di relazione, più che di vendita.

Ogni nostro account social è un pezzo della nostra vita e la nostra vita è un costante cambiamento.

E allora perché i social devono sempre essere precisi e impeccabili e sottostare a un perfetto codice di apparenza?

Di conseguenza ci sono anche i momenti in cui ti allontani, in cui stai in silenzio, in cui non ci riesci. Per questo motivo arrivano i silenzi, arrivano i vuoti negli account. In questo mese io li ho avuti. Me ne sono dispiaciuto fino a quando, oggi, ho spiegato come si spiega un silenzio sui social.

Il silenzio si spiega riempiendolo, anche sui social media e sul web. Si spiega raccontandolo, si spiegano gli impegni, si raccontano i giorni. Si riempie di contenuto e non ci si deve vergognare di farlo. Anche nella vita fisica ci sono giorni nei quali non stiamo bene, siamo stanchi, preoccupati, affranti, disperati. Giorni in cui stiamo in silenzio. Perché nella nostra realtà digitale, ormai parte integrante della nostra vita, dovrebbe essere diverso?


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