Categoria: Hardware

  • Smartphone 2021: il kit mobile (hardware)

    Smartphone 2021: il kit mobile (hardware)

    Smartphone 2021: un anno particolare. Ecco perché.

    Dopo alcuni mesi ritorno a parlare di mobile content creation. Sulla piattaforma Algoritmo Umano ho preparato un corso avanzato per imparare a creare video di qualità professionale con il tuo smartphone e poco altro. Torno a parlare di creazione del contenuto perché lo smartphone del 2021 è diventato una macchina totale. Fra le potenzialità più importanti c’è la produzione di video che, con gli ultimi smartphone, ha raggiunto livello di eccellenza tale da pareggiare e, a volte superare, la qualità della videografia classica.

    Guardo dentro la mia borsa e scopro molte cose

    Preparandomi a questo corso, ho guardato dentro la mia borsa e ho visto la rivoluzione della mobile content creation di questi mesi. Smartphone, microfoni, supporti, camere, gimbal: è cambiato tutto. Ti racconto il kit con il quale eseguo le mie produzioni, dal lato dell’hardware. Si tratta solo della prima puntata, perché presto ti svelerò anche quello che c’è dentro il mio telefonino a livello di software.

    Smartphone 2021: ecco i miei telefoni

    Ho già parlato di come acquistare un telefono se produci contenuti. L’ articolo lo puoi trovare cliccando qui. I miei telefoni sono un iPhone 12 (normale) e un Note 10 della Samsung, per dare una guardata a quello che succede nel mondo Android. Li acquisto sempre usati perché attendo la stabilizzazione dei nuovi hardware con i sistemi operativi prima di procedere al cambiamento degli strumenti principali del mio lavoro. L’iPhone è anche il mio primo telefono 5G e ha una fotocamera in grado di riprendere in Dolby Vision, mentre il Note ha un processore potentissimo e una camera dalla velocità di fuoco portentosa.

    Supporti per lo smartphone del 2021

    Il primo supporto di base è il treppiede. In questo caso ho sempre il solito aggeggio, molto leggero (in alluminio) e da pochi soldi. La sfatta per abbrancare il telefonino al treppiede può essere di diversa natura, ma quella che uso principalmente non è una semplice staffa. Si tratta del Shoulderpod G2, una maniglia per reggere il telefono in modo davvero sicuro, dotata di molti attacchi per gli accessori e versatile per ogni uso. Con il miglioramento della stabilizzazione ottica degli smartphone trovo che fare le immagini a smartphone libero sia molto divertente, ma il G2 è l’handheld con la H maiuscola. Lenti? Continuo a non contemplarle nel mio uso professionale della mobile content creation. Naturalmente gli smartphone sono protetti da un guscio antiurto.

    Il Gimbal, finalmente amico.

    Sinceramente odio la Dji Global per quel suo modo di fare marketing che ti obbliga a piegarti a grandi difficoltà per avere i prodotti (e a grandi spese…). Tuttavia l’ultimo Gimbal che ha realizzato la casa cinese dei droni è quello che meglio ha risposto alle mie esigenze. Carrellate, piani sequenza, immagini in movimento, li svolgo volentieri con l’OM 4, di cui ho già parlato qui. Un esoscheletro per il telefono davvero resistente e performante, ottimo anche per avere una camera in movimento nelle dirette. Finalmente un gimbal amico.

    Microfoni per lo smartphone del 2021.

    Per realizzare le interviste, di solito, uso il microfono più stabile che è ancora il Samson Go Mic Mobile. Si tratta di un microfono Wi-Fi con trasmettitore gelato e lavallier e con ricevitore dotato di staffa che si può abbrancare al retro del telefono. Se voglio usare un clip bluetooth uso Instamic, realizzato dall’italiano Michele Baggio. Sempre nel mondo dei microfoni wi-fi, c’è il Memory Mic della Sennheiser, c’è il Mikme e sto valutando se acquistare il Sabinetek. Il mio mezzo fucile preferito è l’MV 88+ della Shure.

    La relazione tra l’audio e lo smartphone è sostanzialmente migliorata e presenza molte soluzioni, sia a filo, sia wireless. Nella mia borsa, per esempio, resiste ancora lo stabilissimo iRig Mic HD2 della Ik Multimedia, azienda di Modena. Ormai esiste anche un comparto di mixer da utilizzare con i device mobili i quali fanno, diciamo, digerire il suono ad alte frequenze, sopra i 96 khz, anche ai nostri strumenti. Di questi parlerò quando affronterò l’argomento del kit per mobile podcasting che sto ancora studiando.

    Il suono dello smartphone 2021

    Nel mio zaino ci sono anche le Ambeo Smart Headset. Di cosa si tratta? Si tratta di un paio di cuffie, della Sennheiser, che hanno, all’esterno dei padiglioni auricolari, due microfoni che catturano l’audio a 360 gradi. Ottime per carpire l’audio spaziale e simboliche di un mondo che non ha grande successo, ma potrebbe rappresentare una nuova opportunità per dare profondità al racconto visuale che fai con la mobile content creation.

    Una sparizione rumorosa

    Nel kit per lo smartphone 2021 non c’è più una cosa che sembrava aprire un mondo: la telecamera a 360°. Ecco un paio di motivi di questa sparizione. Non essendo ancora alla portata di tutti la possibilità di vedere questi video correttamente (ci vogliono i visori oculari i quali hanno ancora un costo elevato), la videografia immersiva non ha fatto successo. Oltretutto le piattaforme sociali hanno vietato, con un cambiamento di codici, la trasmissione a 360° di video in diretta. Una sparizione rumorosa dall’orizzonte delle prospettive di produzione dei contenuti per la mobile content creation.

    Le camere d’appoggio

    Per cambiare punti di vista uso principalmente due camere. La Dji Osmo Pocket 2, di cui ho parlato qui, ma anche la Insta GO. La prima delle due copre tutte le realizzazioni di immagini di copertura. Il motivo? Semplice. Le sue dimensioni e la consistenza della sua stabilizzazione la rendono un aggeggio perfetto per evitare qualsiasi movimento indesiderato delle immagini. Quando le fai con la Pocket, sembra sempre che il tuo smartphone sia appoggiato a un treppiede. La Insta Go, invece, è un hardware piccolissimo e dal peso ridottissimo. Queste due qualità rendono la insta un accessorio importante per lo smartphone 2021. Con quella, infatti, fai immagini dai punti di vista completamente inusuali e inaspettati.

    Queste camere hanno la caratteristica di essere “plug and play”. Vale a dire si attaccano fisicamente allo smartphone per trasferire i dati.

    Il drone per lo smartphone 2021

    In attesa di prendere il patentino e di acquistare un drone professionale, ho nella mia borsa un Tello della Dji. Mi serve solo per dei piani sequenza che abbiano punti di vista particolari. Un capannone di un’azienda presto dall’alto, un fly away (inquadratura che si allontana dal protagonista della storia facendone vedere il contesto). In questo ambito devo studiare ancora molto e percorrere molta strada, ma intanto mi alleno con l’unico drone giocattolo che fa immagini di sufficiente qualità.

    C’è anche il computer, già.

    Lo avevo annunciato in questo articolo che il computer sarebbe stato aggiunto al kit mobile. Il motivo è dato dal fatto che il mio nuovo MacBook Air, ha il processore M1 che ha la capacità di leggere le app che girano sul mio iPhone e sul mio iPad (a proposito, io l’editing lo faccio con il mio tablet). Ho provato proprio in questi giorni l’ebbrezza di trasferire progetti e idee che nascono dal mio telefonino al mio Mac per continuarle in piena configurazione mobile. Dirimente, in questo senso, la potenza della batteria del Mac che funziona senza caricarlo per 2 giorni di lavoro interi.

  • Microfono per smartphone: alcuni consigli utili

    Microfono per smartphone: alcuni consigli utili

    Il microfono per smartphone: questa è una delle keyword che viene più utilizzata per arrivare sul mio sito.

    Semplice il motivo. In passato ho raccontato più volte di quali siano e come vadano scelti gli strumenti più adatti per acquisire l’audio con uno smartphone. Insomma: ho parlato più volte del giusto microfono per smartphone. Come qui o qui. Le possibilità su questo argomento stanno cambiando (e di molto): ormai ci sono microfoni wired e wireless (con e senza filo) che hanno qualità professionali. Senza se e senza ma.

    Piccoli e grandi problemi

    Nei prossimi giorni metterò online dei pezzi sul kit con il quale lavoro, sia riguardanti il giusto microfono per smartphone, sia i supporti e gli strumenti collaterali al mio iPhone 12. Alcune cose te le voglio dire subito, per risolvere piccoli grandi problemi di rapporto tra microfono e smartphone:

    1. Quando hai bisogno di un risultato assicurato, affidati ai microfoni con il filo. Se il tuo telefono ha ancora il jack, il jack deve essere TRRS. Deve avere, infatti, 4 poli che possano gestire entrata e uscita dell’audio.
    2. Se hai un iPhone assicurati che nella confezione del microfono ci sia il cavo micro USB-Lightning.
    3. Fa attenzione ai microfoni Bluetooth, specialmente se vuoi andare in diretta. Le app live, infatti, hanno rivisto i protocolli di questa connessione e lo stesso hanno fatto i produttori di telefonini. Per questo sono pochissimi i microfoni Bluetooth a darti l’opportunità di andare in diretta perché supportano il cosiddetto BLE (nome del protocollo Bluetooth di base accettato dalle app).

    Il 2021, l’anno della voce

    Il 2021 è l’anno della voce. Lo dice Clubhouse, lo dicono i podcast. Lo dice il trend dell’industria che sta lavorando su questo nuovo asset con cui comanderemo il web e vivremo la nostra vita virtuale in modo ancora più vero, intenso e finalmente sincronico. Per questo motivo avere il microfono per smartphone più adatto potrebbe essere molto importante. Potrebbe essere come avere la macchina giusta. Un modo per lasciare la corretta impronta vocale nel mondo virtuale che frequenti.

    Allora bisogna farsi un’idea precisa. Ti posso dare, in questo senso, un appuntamento per parlarne in modo approfondito. Parleremo anche del giusto microfono per lo smartphone al prossimo corso di podcasting mobile di Algoritmo Umano. Un corso che sarà tenuto da me e dal collega Fabio Ranfi. Clicca qui per iscriverti. Ci vediamo lì e ti spiego tutto. “Come fare un podcast con lo smartphone” sarà anche un modo per imparare come fare audio con lo smartphone e, di conseguenza, come usare al meglio un microfono per smartphone.

  • Podcast mobile: un altro mondo da esplorare

    Podcast mobile: un altro mondo da esplorare

    Podcast mobile: come cambiare il senso delle cose

    Sono alle prime esplorazioni del mondo del podcasting mobile, ma devo dire che o già percepito il senso di un mondo nuovo che mi si para davanti. Quello dei podcast è un fenomeno in netta ascesa, dentro l’universo del mercato dei prodotti editoriali. Stanno investendo nella voce i grandi giornali, i grandi gruppi dello streaming musicale, le grandi aziende. Unire questa tipologia di contenuti alla filosofia mobile potrebbe trasformare il senso di ogni incontro, di ogni registrazione, di ogni progetto editoriale audio.

    Il kit per il podcasting mobile: che leggerezza

    Per fare un podcast mobile cambia la strumentazione. La mia è quella che vedi nella foto.

    L’attrezzatura per podcasting mobile su cui sto lavorando

    Il mio iPhone 12, il mio iPad pro, uno splendido mixer Zoom P4 (grazie a Mogar Music per avermelo mandato in uso), un radio microfono Samson e il gioco è fatto. Anzi no, c’è di più. Già, c’è la splendida applicazione gratuita di montaggio e diffusione dei podcast Anchor che rappresenta l’interfaccia ideale per costruire gli episodi con disarmante facilità.

    Lo smartphone è il mio ponte verso l’esterno

    Quello che mi ha stupito, nella mia prima vera registrazione di un podcast con attrezzatura completamente mobile, è duplice. La prima sorpresa l’ho ricevuta dalla versatilità d’uso e dalla capacità di dialogo con i vari strumenti del mixer P4. Un hardware grande come una mano, in grado di rapportarsi in modo praticamente perfetto con lo smartphone quale terminale di suono (si può ospitare una telefonata da fuori in un baleno) e con l’iPad nella gestione del montaggio. La seconda sorpresa l’ho avuta dallo smartphone che ha gestito con velocità l’ingresso di alcune testimonianze esterne arrivate via Whatsapp e girate al cloud di Anchor in due colpi di dita. Lo smartphone, quindi, può essere un ponte verso l’esterno sia per le telefonate che per la gestione di file audio provenienti da qualsiasi altra app che gestisca questa tipologia di file.

    Podcast: un’opportunità per le aziende

    Sperimpenterò sul campo questa nuova modalità di fare podcasting in mobilità. La sperimenterò e la insegnerò subito al mio prossimo cliente. Si tratta della Fondazione Edulife che con il suo 311 Verona mi ha chiesto di fare un corso laboratorio sul podcast mobile per un gruppo di giovani con il fine di presentare un vero podcast a un vero cliente. Il mese prossimo, anzi, nei mesi prossimi ho una nuova missione: scardinare anche il mondo del podcasting facendolo… muovere. Un’opportunità che spero le aziende vogliano cogliere.

  • Osmo Pocket 2: dallo smartphone al cinema

    Osmo Pocket 2: dallo smartphone al cinema

    Ho provato la Osmo Pocket 2, nuova versione della microcamera stabilizzata di Dji.

    Il micro strumento della famosa marca cinese specializzata in droni non mi aveva convinto nella sua prima versione. Con la numero due è cambiato tutto… o quasi. La Osmo Pocket 2, infatti, è uno strumento indispensabile per portare ancora più in alto la qualità delle immagini che produci con lo smartphone.

    Osmo Pocket, i problemi della prima versione

    Alcune cose della prima release della Osmo Pocket non mi convincevano. Sembrava un giocattolo poco professionale, almeno visto con gli occhi di chi produce un contenuto. Ottima per la stabilizzazione, pessima, per esempio, per l’audio. Non si capiva bene se questa camera fosse una semplice sport-cam, come la Go Pro, per intenderci, o volesse essere qualcosa di più. Come sai non parlo di tecnica, ma di utilizzo dell’aggeggio: ebbene, la Osmo Pocket, col tempo, mi ha contraddetto sul campo. La seconda versione ha fatto ancora di più.

    Le prime esperienze con la due

    Filmati in 4k a 60 fps, fotocamera da 64 mega, stabilizzazione a tre assi, active track (ti segue se ti muovi davanti a lei, per intenderci). La nuova creatura di Dji ha delle caratteristiche che la rendono molto potente sotto il profilo tecnico, ma è notevolmente migliorata anche nella sua esperienza di uso. Ecco le prime foto e i primi video stabilizzati che ho realizzato passeggiando per Milano il 16 gennaio 2021.

    Perché comprare la Osmo Pocket 2

    La microcamera ha sconfitto completamente i problemi dell’audio, equipaggiandosi di quattro microfoni che creano l’audio direzionale il quale si modula a seconda dei tuoi spostamenti davanti a lei. Oltretutto è stata dotata di una basetta e di un microfono wifi che può permettere di creare splendidi “piece to camera” anche in pieno movimento e da lontano. Insomma, con i suoi accessori, può essere uno strumento con il quale lavori in modo autonomo, usando lo smartphone solo per scaricare i pezzi e montarli. La Osmo Pocket 2, però, è necessaria quando fai le immagini di copertura che, con la sua spettacolare stabilizzazione, portano i tuoi video a una qualità cinematografica.

    Perché non comprare la Osmo Pocket 2

    Grandi motivi non ce ne sono, ma è davvero respingente la maniera di affrontare i clienti della Dji. La base, infatti, costa 359 euro, ma è completamente sfornita di accessori che sono determinanti per l’uso completo di questa microcamera, la quale non è una semplice sport-cam, ma uno strumento che vale le più costose camere cinematografiche, almeno in movimento. Per questo sei comunque obbligato ad acquistare gli accessori se vuoi, per esempio, usarla come seconda camera wifi controllata da un secondo telefonino (altra cosa che faccio spesso nelle interviste). Anche il microfono dedicato è a parte. Ecco, piccolo problema, se vuoi acquistare gli accessori a parte non si trovano…

    Il motivo? Semplice. Vogliono farti acquistare la versione combo, con tutti gli accessori compresi. Lì il prezzo sale a 519 euro. Non va bene, ci vorrebbe più chiarezza. Comunque se vuoi portare al livello più alto possibile le tue immagini, lei è la risposta.

    Leggi anche – Nel 2021 il mobile journalism diventerà grande

  • Smartphone: è ora di cambiarti il nome

    Smartphone: è ora di cambiarti il nome

    La parola smartphone deve morire

    Il motivo è molto semplice. Lo smartphone non è più.. phone. Il primo a parlare di questo argomento è stato il giornalista Ernesto Assante in un pezzo su Repubblica che puoi leggere qui sotto:

    iPhone 12, la nuova macchina totale

    L’abbiamo detto molte volte, fino alla noia, ma questa volta vale la pena ripeterlo: chiamiamo cose nuove con nomi vecchi e questo ci impedisce di capire come e quanto i device che abbiamo a disposizione o le funzioni che ci offrono, siano in realtà innovative, o comunque foriere di novità che vanno oltre lo sguardo superficiale e veloce che noi diamo a quello che abbiamo davanti ai nostri occhi o nelle nostre mani.

    La macchina totale

    Assante, nel suo articolo, parla di macchina totale perché lo smartphone è una macchina totale. Una macchina la cui caratteristica di poterci far fare delle telefonate è ormai trascurabile. Il nostro cosiddetto telefonino è diventato una personal device, per scimmiottare l’espressione personal computer. Potremmo chiamarlo così: personal device. La potenza di calcolo che offre, ora che i suoi processori sono costruiti con tecnologia a 5 nanometri, è enorme e sfruttabile in tutti i campi del lavoro e della vita. Questo strumento produce contenuti di qualità eccellente, processa calcoli complicatissimi, fa comunicare e connettere con il mondo, virtualizzare ogni passaggio del lavoro, gestisce macchine, magazzini, relazioni con clienti, progetti, creazioni artistiche. Interpreta le operazioni di un computer combinandole con la versatilità della mobilità. Crea nuovi lavori e nuovi linguaggi.

    Il futuro dello smartphone

    Durante l’estate del 2020, mentre tutti parlavano di 5 g, la Samsung ha pubblicato un paper sul 6g che sarà implementato a partire dall’anno 2028. Il futuro dello smartphone, praticamente, è già qui. Nel documento, trovabile a questo link, la casa coreana ha disegnato la figura dello smartphone come il terminale personale che effettuerà calcoli e porterà dati infiniti per aiutarci in comunicazioni olografiche e in riproduzioni della realtà virtuale che ci permetteranno di lavorare in tempo reale con complicate macchine robotizzate. La presentazione dell’iPhone 12, pur caratterizzata da polemiche per la questione dell’assenza, nella confezione, di caricatore e cuffie (guardati il video di Montemagno, veramente istruttivo), ha rivelato al mondo una macchina con una potenza già in grado, con notevole anticipo sui tempi, di interpretare questo ruolo. Di cosa ti sto parlando? Del ruolo della personal device.

    Montemagno spiega la supercazzola fatta da Apple sulla questione caricatore degli iPhone 12 (da Youtube)

    Smartphone: come usarlo

    Spesso non ci rendiamo conto della potenza che abbiamo tra le mani. Fino a oggi abbiamo sempre subito lo smartphone come un’arma di distrazione di massa. Da oggi lo strumento che abbiamo tra le mani può essere utilizzato come computer personale per aiutarci in tutti i passaggi importanti della nostra vita e del nostro lavoro. Se vuoi possiamo parlare di questo argomento insieme lunedì 19 ottobre 2020 alle 18 con l’imminente corso di Algoritmo Umano che trovi qui sotto.

    I corsi di Au: libera le potenzialità del tuo smartphone – Algoritmo Umano

    Lo strumento tecnologico che ci è più vicino è lo smartphone e molto spesso non lo sfruttiamo a dovere. Per questo e tanti altri buoni motivi Algoritmo Umano ha deciso di mettere in calendario un corso di tre ore su come liberare le potenzialità del telefonino per migliorare la produzione di contenuti, lo sviluppo del proprio lavoro o l’organizzazione e la produttività dei propri giorni.

    Ci vediamo lì? Passeremo tre ore assieme, telefonino alla mano, scoprendo cose utili per te, per i tuoi progetti e per le tue giornate.

  • Gimbal OM4, finalmente uno strumento che ha senso

    Gimbal OM4, finalmente uno strumento che ha senso

    Il gimbal? Non l’ho mai utilizzato nelle mie produzioni mobile. Ho sempre pensato che fosse uno strumento non necessario per fare bei video con lo smartphone, un po’ per i suoi difetti genetici e un po’ per non rendere artificiale il linguaggio video del telefonino. In carriera ho provato molti tipi diversi di gimbal e la risposta ai miei test era sempre la stessa: strumento inutile. Troppe imprecisioni nella progettazione, troppi difetti operativi, troppi problemi di collegamento allo smartphone. Credo di aver maneggiato almeno 7-8 gimbal, i quali mi hanno portato agli stessi accadimenti.

    La questione filosofica

    Dei gimbal ho anche sempre odiato il fatto che rappresentano un esoscheletro che cambia il senso delle inquadrature di uno smartphone, rendendole troppo ferme, troppo pulite, troppo cinematografiche. Sarà anche una questione filosofica, ma tutto quello che trasforma il telefonino in una videocamera non è proprio benaccetto nel mio modo di vedere la produzione dei contenuti video nell’ambito della mobile content creation. Un gimbal, per me, è sempre stato una specie di additivo artificiale alle inquadrature del mio telefonino. Lo smartphone, invece, deve saper esprimere inquadrature sporche e vere, per avvicinarsi alla realtà senza il limite della pulizia grammaticale tipica della tv e del cinema.

    Poi è arrivato il gimbal OM4

    Ok, pensavo tutte queste cose fino a pochi giorni fa, quando è arrivato il nuovo gimbal della DJI Global, l’OM 4. Gimbal che mi ha messo fuori gioco. Già, perché con il nuovo strumento l’azienda di Shenzhen sembra aver messo a posto ogni problematica rispetto ai precette di gimbal. In due mosse.

    Il video ufficiale di presentazione di OM4 (Dji)

    Il primo cambiamento

    Ha cambiato la staffa di attacco allo smartphone del braccio motorizzato, liberando in un baleno tutte le prese del telefono (tipo quella per metterci un microfono) che erano bloccate dai progetti degli improbabili gimbal che hanno preceduto questo prodotto innovativo. L’attacco dello smartphone ha due opzioni: la prima è una leggerissima staffa in alluminio con attacco magnetico; la seconda è un medaglione da attaccare al retro del telefonino. Piccolo problemino, con quel bollo di metallo lì dietro ti puoi scordare qualsiasi tipo di cover…

    La seconda soluzione

    Il secondo grande lavoro sul gimbal OM4 è stato sulla fluidità e sulla resistenza del braccio e del motore di movimento. L’ho stressato in mille modi, ma non si è mai staccato dal contatto con lo smartphone, dimostrando affidabilità perfino durante inquadrature in corsa. Tutti i precedenti, nel corso del lavoro, staccavano il bluetooth o impazzivano facendo tremare lo smartphone. OM4 non sbaglia un colpo, almeno secondo le mie prove sul campo. La batteria, poi, dura almeno due giorni di lavoro, altra caratteristica molto importante.

    Il resto del gimbal

    Il resto del gimbal lo fa il software, con funzioni come l’ active track che segue fedelmente il soggetto inquadrato, con i comandi a gesti e con tutta la tecnologia Dji a disposizione per timelapse, hyperlapse, foto panoramiche e zoom dinamico. Questo, però, non è merito dell’hardware, ma dei programmatori di Shenzhen.

    Un gimbal veramente mojo

    Da questo OM4, quindi, possiamo dire che mi sbaglio a considerare il gimbal un oggetto inutile. E’ arrivato lo strumento adatto per migliorare le tue inquadrature perché è diventato più leggero, veloce all’uso, facile e performante. E’ un gimbal veramente mojo. Alla fin fine, infatti, non impedisce allo smartphone di essere uno smartphone e alle tue inquadrature di essere mobile. Nonostante questo esoscheletro, quindi, la palla del gioco di fare meravigliosi video resta a te.