Lo smartphone cambia i percorsi delle parole: una di quelle cambiate è virtuale.
La nostra esistenza online è diventata più importante e decisiva durante questo scorcio della nostra esistenza. A causa della pandemia abbiamo iniziato a dare maggiore consistenza alle interazioni virtuali, per necessità o per amore. Al centro del nostro agire lo smartphone e quella sua capacità di essere ponte di relazioni proprio nel mondo connesso. La nostra realtà virtuale si è incastrata sempre di più nella nostra realtà fisica. Ha volte, certi passaggi fatti in virtuale con lo smartphone, sono diventati proprio degli acceleratori dei passaggi fisici. Allora mi viene spontaneo andare a indagare il significato della parola. Immergendosi nelle parole, molto spesso, si scoprono… errori.
Quello che recita il dizionario
Il Treccani parla chiaro: “In filosofia sinonimo di potenziale, cioè esistente in potenza e non in atto”. E poi: “In fisica, in matematica e nella tecnica, in contrapp. a reale, effettivo, si dice di enti o grandezze che, pur non corrispondendo a oggetti o quantità reali, possono essere introdotti o considerati per determinati scopi di calcolo, di rappresentazione o di deduzione logica”. La parola virtuale, quindi, ha un concetto di potenza e non di atto e il suo contrario è reale. Ecco, come se il virtuale non fosse reale. Il concetto di realtà virtuale, quindi, sembra una cosa senza senso, una contrapposizione tra esistente e non esistente. Mi sembra un grave errore, vista la realtà virtuale che, grazie ai nostri smartphone, stiamo realmente vivendo.
Aggiustare il tiro
Forse, per capire meglio l’ambito virtuale della nostra vita e le azioni che facciamo con lo smartphone, sarebbe il caso di cominciare a cambiare il senso del suo esatto contrario. Pensare che il virtuale sia qualcosa di non esistente e contrapposto alla realtà è un errore che non dovrebbe essere commesso. Dobbiamo smettere di considerare il digitale, vale a dire la parte della nostra vita che viviamo con lo smartphone, come una bolla contrapponibile alla realtà. Il virtuale è reale, i suoi effetti sono reali, i comportamenti che teniamo nei rapporti e nelle interazioni virtuali sono reali. Di conseguenza il contrario di virtuale non è reale, ma fisico.
Toccare o non toccare
Insomma, nel mondo digitale, grazie alla trasformazione in calcoli delle mie azioni fisiche, non posso avere a disposizione una realtà fisica, non posso toccare materialmente il risultato delle mie operazioni. Nel mondo reale, sì, lo posso fare. Toccare o non toccare una cosa, un’azione, un oggetto, un servizio. Certo non si può trasformare in digitale tutto quello che è reale, almeno non per ora, ma dobbiamo imparare a considerare il virtuale come una parte integrante della nostra realtà percepita. Diciamo che la nostra fisicità non potrà mai essere totalmente sostituita dal mondo digitale (almeno spero), ma contrapporre il virtuale al reale è un errore che non possiamo più permetterci di fare.
Leggi anche – Voice First Era: rivoluzione controversa
Lascia un commento