Buone notizie

Buone Notizie: nome mansueto, progetto ambizioso

Buone Notizie è un progetto che sto coltivando da qualche mese.

Nel 2021 farò di tutto perché diventi più grande, più alto, più ampio. Andiamo con ordine: da qualche mese collaboro con il triplice ruolo di consulente, docente e produttore di contenuti multimediali, con l’Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo. Si tratta di un sodalizio che ha una storia quasi ventennale e che ha come missione quella di portare il giornalismo di costruzione, propositivo, analitico e positivo agli occhi dei lettori e del pubblico italiano. Buone Notizie è la testata di riferimento di questa associazione, dell’editore Silvio Malvolti. Beh per chi fa per lavoro il modificatore della parola giornalista non poteva che essere Buone Notizie il giusto progetto per tornare nel mondo dei media.

Il mio lavoro a Buone Notizie

Buone Notizie è un laboratorio che sta mettendo in pratica una nuova via per fare giornalismo. Una vita non semplice, una via che cambia la prospettiva con la quale si fanno contenuti editoriali. Una via che, a dispetto del nome mansueto, ha mire ambiziose. Quali? Beh, vogliamo cambiare la prospettiva con la quale si vedono le cose, la monotonia del fiume di notizie, l’atteggiamento per il quale una cattiva notizia è una buona notizia. Serve tempo, servono risorse, serve un cambiamento culturale, ma ce la faremo. Il mio lavoro a Buone Notizie è tanta macchina: correggo pezzi, aiuto, guido, suggerisco. Collaboro anche alla produzione dei corsi multimediali di preparazione per coloro che entrano nel percorso per diventare pubblicisti avviato dall’associazione. Infine insegno giornalismo mobile. Ah, si: qualche volta scriverò.

https://www.buonenotizie.it/editoriali/2020/12/28/vaccino-covid-a-chi-giova-questo-reality-della-fialetta/facchini/
Il mio primo editoriale su www.buonenotizie.it

Il ritorno nel mondo dei media

Penso che chi vuole cambiare le cose debba farlo dall’interno. Per questo sono tornato nel mondo del giornalismo con Buone Notizie. Il ritorno nel mondo dei media è un doveroso atto d’amore nei confronti del lavoro che amo e che amerò per tutta la vita. Un passo per poter andare fino alla fine della mia carriera senza avere rimpianti: per non averci provato, per non aver fatto tutto il possibile.

Il mio ritorno diretto nel giornalismo è anche un ritorno che desidero utilizzare per dare ai colleghi alcune indicazioni su come scrivere un futuro diverso in questo campo professionale. I giornalisti italiani possono ritornare al centro della scena: sperimentando o riflettendo bene sul loro futuro. Devono anche sapere bene come si fa crescere il business del loro lavoro e come affrontare la paura del cambiamento.


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