Sono tempi difficili, ma pensare al futuro è l’unica cosa che dà sollievo.

Almeno così accade a me: Finché respiro, finché respiri, c’è un futuro da giocare. Sono tempi nei quali la guerra che stiamo vivendo in Ucraina (già, perché è anche mia e tua), toglie la voglia di comunicare. Lo sconforto mi sta rendendo zitto. Faccio più fatica del solito a tornare sui miei siti, ma stamani mi sono sforzato di pensare a qualcosa di bello. Se penso a qualcosa di bello penso al futuro: a chi potremo essere in futuro, a cosa faremo, a dove saremo, a come saremo.

Cambiare il verso e cambiare il metaverso

Non voglio aggiungermi alla schiera di pensatori e analisti che, in questi giorni, ci racconta le mille verità di quello che sta succedendo. Preferisco limitarmi a dire che io e te, per cambiare il verso della storia, dovremmo solo pensare a costruire la pace attorno a noi. Anche con il telefonino in mano: essendo pace, ascoltando, lavorando per bene, rispondendo ai messaggi con garbo, testimoniando. Se vogliamo cambiare il metaverso della storia, invece, dovremmo conoscerlo. Dovresti conoscerlo.

Il lavoro nel metaverso

In questa settimana, per me, ricomincia il bellissimo lavoro di docenza di mobile content creation per Afolmet e per due gruppi (addirittura) di professionisti e lavoratori in cerca di un nuovo futuro. Un lavoro bellissimo.

Ecco, il lavoro. Si tratta di un mondo che continua a cambiare a una velocità folle. Un mondo nel quale, presto, molto presto, entrerà la connessione tridimensionale e quindi il metaverso. Questo pezzetto qui della rivista Social Media Today è interessante per capire che cos’è il metaverso. Un mondo parallelo generato dal computer.

Scrivanie vicinissime, colleghi lontanissimi

Per anni ho ripetuto, a chi mi chiedeva del futuro dei nostri figli, che dovevamo stare attenti perché avrebbero vissuto una vita di lavoro indossando dei visori oculari e stanno a contatto di scrivania con colleghi lontanissimi fisicamente. Poi è arrivato il metaverso, facendo diventare realtà le mie parole.

Cosa vuol dire questo per il futuro del lavoro?

Vuol dire che cambierà la vita del lavoratore, il suo luogo, il suo orario. Cambieranno i suoi risultati, i suoi dati, le sue performance. Il metaverso, per ora, è una specie di bluff che serve a Zuckerberg per sperare di non essere travolto dalla storia, ma presto diventerà toccabile da tutti e toccherà molti. Per ora è il mondo social che si rifà il trucco, ma domani mattina sarà una nuova economia.

Metaverso e i lavori nel 2030

Di conseguenza bisognerà costruirlo bene questo metaverso. Magari cominciando dai suoi abitanti e dai loro dati. Ecco come ne parla the next web. Poi pensando alle nuove tipologie di lavoro che sorgeranno proprio grazie al metaverso. A questo proposito mi ha incuriosito un articolo che ti metto qui della rivista per sviluppatori .cult il quale parla di nuovi lavori che nasceranno entro il 2030.

Naturalmente questa rivista parla di ruoli tecnici, ma c’è un punto, al numero sei, che mi ha letteralmente entusiasmato: il Metaverse Storyteller. Lo trovo fantastico, perché è la conferma che l’uomo potrà costruire mille mondi paralleli, ma avrà sempre bisogno di storie. E di persone capaci di raccontarle e professionalmente preparate per questo. Come i giornalisti…

Il consiglio che ti dò è quello di studiare. Studiare come il tuo lavoro, qualunque sia, potrà adattarsi a questo nuovo mondo. Per non essere impreparato, domani mattina, quando questo mondo arriverà.

Leggi anche

Perché un giornalista è un consulente


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.