La strage del Mottarone ha segnato una nuova pessima pagina del giornalismo italiano.

Come se ce ne fosse bisogno. Mi riferisco alla pubblicazione, avvenuta su un mare di media italiani, del video delle telecamere di sicurezza della funivia dove è accaduto l’incidente che è costato la vita a 14 persone il 23 maggio 2021. Un video che mostra i secondi precedenti la tragedia e aggiunge solo orrore alla vicenda. Un video che non doveva essere pubblicato. Un video che dell’evento del Mottarone ci regala solo lo stringimento del cuore e il voltastomaco per pensare a quegli infiniti secondi che precedono lo schianto. Un video la cui pubblicazione viola leggi penali e regole professionali.

Mottarone, quanti pensieri cupi

La pubblicazione del video del Mottarone mi ha fatto venire moltissimi pensieri cupi, tristi, pieni di rabbia. Vorrei dire quello che penso, ma il senso di questo sito non è la galleria dei miei pensieri. Il sito vuole essere uno strumento utile per capire il mobile journalism, la mobile content creation e tutto il mondo che gli ruota intorno. Vuol far capire il cambiamento che l’uso dello smartphone può svelare per fare informazione vera, per modificare il linguaggio delle immagini e il senso della connessione con lettori, spettatori, clienti, fruitori di ogni tipo dei miei e dei tuoi messaggi di comunicazione.

Nello stesso giorno del video del Mottarone, video che naturalmente non pubblicherò qui per non partecipare al gioco del click, mi è comparso nello smartphone un altro video. Non violento, violentissimo. Non tragico, tragicissimo. Eppure sostanzialmente diverso. Questo si che te lo sbatto in faccia, te lo pubblico. Questo voglio proprio che tu lo veda.

Il meraviglioso video di Hashtag our Story

Vuoi comprendere la differenza delle due tragedie: il Mottarone è costato la vita a 14 persone, le guerre fanno milioni di morti e rendono tragedia la vita di una marea di umani. Se guardi il video capirai che è tragico, urticante, pauroso, impressionante. Ti tocca, di colpisce, ti devasta, ti annienta.

Però non cavalca il voyeurismo, non chiama il click basato sul buco della serratura, sull’audience, sul voltastomaco, sull’orrore. Non ti violenta, non ti fa stringere il cuore. Mostra la tragedia, la paura, il bisogno, ma anche l’umanità la forza delle madri, la forza dell’aiuto. Il video è di Hasthag our stories, il progetto del mobile journalist Yusuf Omar che mi onora della sua amicizia

Il messaggio di speranza dello smartphone

Questo video è per l’organizzazione umanitaria World Vision che, con quei tre minuti realizzati completamente con il mobile journalism, ti mostra, grazie al genio di Yusuf, come può cambiare la vita di una famiglia e come può essere distrutta in tre minuti di tempo. E’ stato realizzato per il World Refugee Day 2021. La potenza del mobile, le immagini dello smartphone, il terrore della batteria che finisce e di non potersi più rivedere. Questo video racconta tutto, ma consegna anche un messaggio di forte speranza. Vuoi sapere quale?

Lo smartphone può salvarci dalla discesa nel maleodorante mare di merda della mediocrità ed essere linguaggio visivo della nostra vita, della nostra realtà, anche senza cedere al gioco del click, al trionfo delle visualizzazioni, al voyeurismo, alla pornografia dell’orrore. Io guardo da quella parte, dalla parte che indica Yusuf. Quella del mobile journalism, linguaggio nuovo di un giornalismo molto diverso da quello del video del Mottarone.

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