Tag: Intelligenza Artificiale

  • Come fare un podcast con l’intelligenza artificiale

    Come fare un podcast con l’intelligenza artificiale

    Nel mondo del podcasting stanno succedendo molte cose interessanti in questo 2024. Creare contenuti di questo genere è un lavoro strettamente legato all’intelligenza artificiale. Con questo articolo voglio chiarirti la mia visione sull’uso della IA quando si creano podcast. Quindi, se vuoi sapere come fare un podcast puoi iniziare da qui.

    Come fare un podcast: questione di scrittura

    Creare un podcast, lo ripeto molto spesso, è una questione molto legata alla scrittura. Non si tratta di scimmiottare la radio, cosa che in Italia succede spesso, ma di creare qualcosa di originale. Si tratta di raccontare una storia nuova (o una nota con un taglio diverso) e di farlo in modo seriale. Cioè con quel legame tra le puntate che induca l’ascoltatore a non smettere di sentire lo svolgersi delle puntate.

    Per questo motivo la scrittura è la base di ogni podcast. Per sapere come fare un podcast bisogna immaginarsi di scrivere un libro. Con i suoi capitoli, i suoi personaggi, la sua sceneggiatura, le sue sorprese. Insomma, un lavoro da ricercatori, da scrittori e poi, solo alla fine, da montatori audio.

    Il rapporto tra il podcasting e la IA dal mio canale Youtube.

    Le fasi del lavoro di un podcast

    Il lavoro del podcaster, quindi, è complesso. Ha quattro fasi: ricerca, scrittura, produzione e montaggio. Ebbene, l’intelligenza artificiale va messa in tre di queste quattro fasi. Il tutto per fare in modo che la quarta diventi migliore.

    La ricerca

    Ecco un passaggio importante per sapere come fare un podcast con l’uso della IA. La ricerca delle storie e delle fonti è un lavoro immane. Spesso finisci sepolto da pdf e libri dal numero incalcolabile di pagine. È basilare avere uno strumento che estrae il meglio dai documenti. Questo strumento ti sintetizza il meglio facendoti conoscere le cose più importanti. In pochi istanti. Di chi sto parlando? Facile: di LLM. Un esempio è Notebook LM di Google. Ha una caratteristica determinante per il podcaster. Le fonti gliele fornisci tu. Il concetto generale: strumenti come Notebook sono importantissimi per facilitarti la ricerca. Cerca quello, fra gli applicativi IA, che ritieni migliore per te.

    La produzione

    Sempre parlando di applicativi di intelligenza artificiale per sapere come fare un podcast al meglio ti dico altre due cose. Nella produzione l’IA si rivela importantissima per sbobinare i testi delle voci che raccogli. Questo ti permette di inserirli con precisione nella scrittura delle puntate.

    Poi c’è un altro campo: l’uso di voci artificiali. Piattaforme come Eleven Labs ti permettono di accedere a un mondo di voci artificiali. Per rappresentare personaggi particolari, possono essere inserite nella produzione del podcast. Il limite è solo la creatività. E’ chiaro, però, che le voci IA possono essere un elemento narrativo: lo devi considerare.

    L’editing

    Descript, Podcastle, Eleven Labs e chi più ne ha più ne metta. Pe sapere come fare un podcast in salsa IA bisogna passare da lì. Sono piattaforme che automatizzano le operazioni di montaggio facendoti guadagnare tanto tempo.

    Parlo, naturalmente, delle operazioni meccaniche come eliminare le pause troppo lunge o gli “uhm”. Una vera magia. Per non parlare poi della pulizia del suono che fa raggiungere livelli da “studio” a ogni tua registrazione.

    Infine c’è la grande opportunità delle registrazioni ad alta qualità da remoto. Piattaforme come Squad Cast raggiungono facilmente i telefonini di chiunque… ovunque. E questo arricchisce le tue possibilità di creare.

    Come fare un podcast: quello che non devi…

    Mi resta da dirti quello che non devi fare. Non devi farti sostituire in nessuna delle operazioni di qualità. La scrittura è tua, il sapere quale frase tenere di una testimonianza e quale togliere… è tuo. E tuo resta. L’intelligenza artificiale, quindi, va dappertutto tranne in tutti quei passaggi che hanno bisogno di…te. Per sapere come fare un podcast con l’IA questa è la strada.

    Se ti fa piacere te ne metto un esempio molto chiaro. E’ un podcast nel quale ho intervistato il Maestro Pupi Avati. L’ho fatto con una piattaforma che mi ha regalato, in partenza, un audio molto sporco. L’Intelligenza Artificiale mi ha aiutato a pulirlo e a regalare a tutti le splendide frasi di Avati. Ti sembra una brutta cosa? A me decisamente no.

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    Mobile podcasting

  • Smartphone e IA: è l’anno del.. AIphone

    Smartphone e IA: è l’anno del.. AIphone

    L’IA sta per entrare dentro lo smartphone.

    Dico fisicamente. Già, proprio fisicamente. Finora il dialogo tra lo smartphone e gli applicativi di IA è stato questione di software, collegato al terminale tramite dei web server.

    Quindi gli algoritmi che eseguivano le operazioni richieste alla IA dai nostri input, si sono sempre trovati su potenti server molto lontani dal nostro terminale, le cui risposte venivano sparate nei nostri telefonini nel giro di qualche secondo (o al massimo qualche minuto, per le operazioni più complesse).

    In questo 2024 la situazione cambierà. Vuoi sapere in che modo?

    Fra i circuiti di un telefonino

    La prima a fare l’annuncio è stata Google, quando ha fatto conoscere al mondo Gemini.

    Il video di Google che mostra le potenzialità della IA multimodale chiamata Gemini.

    L’intelligenza artificiale multimodale di Google è stata rilasciata con un aggiornamento del sistema operativo dello smartphone Pixel Pro e ora può lavorare anche offline. Cosa significa? Semplice: può fare alcune operazioni, con il suo Large Language Model e la sua capacità di ricevere input da microfono e da camera, anche senza collegarsi al web. Può far lavorare l’algoritmo direttamente nello smartphone, usando il suo processore e la sua potenza di calcolo.

    Quello che può fare, per ora, è limitato: può farti il sommario di una tua nota vocale, può suggerirti le risposte ai messaggi che ti arrivano usando la GBoard, la tastiera di Google. Può anche pulire le foto, cancellare l’effetto “mosso” di un soggetto fotografato in movimento, cancellare macchie dalle fotografie e cos’ via.

    Smartphone e Open AI

    Le testate internazionali di tecnologia stanno riferendo da un po’ che Sam Altman, CEO di Open AI, sta parlando di uno smartphone potenziato dall’intelligenza artificiale creato dalla sua azienda, mamma di Chat GPT. Per molto tempo il prode Sam aveva negato la cosa (“Non voglio andare contro l’iPhone, fa cose meravigliose” ha ripetuto per un po’ a chi gli chiedeva info), ma da qualche tempo ha iniziato a intrattenere conversazioni con Jony Ive, ex guru del design in Apple, ora boss di Love Form, per impostare un AIphone, diciamo uno smartphone con gli algoritmi di Chat GPT già in locale, dentro l’hardware, capaci di funzionare anche senza la connessione internet.

    Secondo The Information, in questo progetto dell’AIphone, dai chiamiamolo così, ci sarebbe anche Masayoshi Son, amministratore delegato di SoftBank, il quale avrebbe messo sul tavolo già un miliardo di euro. I tre, quindi, fanno sul serio, ma non è dato sapere cosa succederà a breve. Si sa, invece, quale sarà il concetto più importante dal quale si partirà per disegnare questo hardware: l’estrema naturalezza di uso.

    Lo smartphone sta sparendo?

    Forse… ma non subito. Il primo segnale che lo smartphone stia sparendo lo ha dato Humane. Non conosci Ai pin? Eccolo qui

    Il video di presentazione di Ai pin. Dal canale YouTube di Humane

    La tecnologia di questo dispositivo permette di interagire con lo stesso senza doverlo praticamente toccare. Con i comandi vocali, Ai pin, diventa un assistente di intelligenza artificiale totale, adatto a farti compiere moltissime operazioni fra quelle di cui hai bisogno.

    Si tratta di un’esperienza d’uso nella quale la parte del tocco fisico va praticamente a zero così come si azzera la necessità di uno schermo. Certo, si tratta di un dispositivo che non fa impazzire l’industria del contenuto, visto che non ha uno schermo in grado, per esempio, di farti vedere un film o una serie su Netflix.

    Una nuova user experience

    Il problema di questa rivoluzione ruoterà tutto attorno all’esperienza di uso dello smartphone “comandato” dall’Ai. La direzione indicata da Humane è quella giusta: pochi gesti facili e i comandi praticamente tutti a voce. Chissà cosa si inventeranno i ragazzi di Altman e Ive, i quali, almeno stando ai rumor americani, pare stiano facendo incetta di talenti del campo smartphone design e hardware per costruire la squadra che ci stupirà regalandoci il primo smartphone in “salsa IA”.

    Ti dico subito che non sarà facile.

    Dovrà farci fare un salto deciso in avanti rispetto al modo con cui usiamo il telefono oggi. Come quando passammo dalla tastiera allo schermo touch. Lì cambiammo per sempre il modo di interagire con le macchine. Probabilmente questo salto qui sarà ancora più difficile e stimolante. Con i primi smartphone “IA potenziati” smetteremo di toccare i nostri device per iniziare (dopo l’allenamento fatto con gli assistenti come Alexa) a parlare con loro. Da quel momento non si tornerà più indietro.

    Il marketing cercherà di fregarci

    Un avvertimento te lo do, però, prima di lasciarti. Il marketing dell’Intelligenza artificiale cercherà di fregarci tutti quanti creando il bisogno di questi nuovi smart device (facciamo che non lo chiameremo più smartphone?) anche se i primi esempi di questo nuovo modo di pensare lo smartphone faranno quattro cosette in croce.

    Voglio dire che prima di essere un investimento e di smettere di essere un gadget passerà del tempo. Ci vorranno molti mesi prima che gli smartphone in salsa IA siano davvero utili nella nostra vita quotidiana e nel nostro lavoro. Per questo ti do i miei due centesimi: osserva ammirato l’evoluzione di questa tecnologia. Presto gli smartphone spariranno per lasciare il posto a una tecnologia in grado di avvolgerci senza farci vedere. Guarda questo Ted di Imran Chaudhri, fondatore di Humane, se non mi credi

    La tecnologia di Ai pin ha già fatto il giro del mondo con questo affascinante Ted del founder di Humane. Canale YouTube Ted.

    Osserva ammirato, quindi, ma prima di comprare aspetta. Aspetta che quello che ti viene proposto sia davvero un device che migliora in modo sostanziale chi sei e cosa fai. Altrimenti saran solo soldi buttati.

  • L’Intelligenza Artificiale… ed io

    L’Intelligenza Artificiale… ed io

    Il mondo dell’intelligenza artificiale è entrato ormai da mesi nel mio flusso di lavoro. In modo definitivo.

    In questa prima metà di settembre del 2023 mi sono accorto che ci sono ben pochi giorni in cui mi capiti di non usarla questa benedetta intelligenza artificiale. Per i contenuti, per l’organizzazione, per la scrittura, per la gestione del business, per la cura, per la casa, anche semplicemente per digitare un messaggio. Ho avuto un piccolo godimento quando, nel mio ultimo aggiornamento del sistema operativo degli smartphone, ho visto la tastiera diventare una tastiera AI powered con suggerimento automatico delle parole e correzione automatica. La usiamo da anni, ma solo in questo periodo la percepisco come presente perché sono consapevole dei suoi usi, dei suoi concetti, dei suoi fondamentali, dei suoi schemi, dei suoi utilizzi, dei tool nei quali si esprime.

    Lo studio è durissimo, ma…

    L’Intelligenza Artificiale l’hanno saputa definire chiaramente in pochi. Allora, col mio laboratorio Algoritmo Umano, ho cercato conforto in Piero Poccianti, ex presidente di Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale, il quale ha staccato la seguente definizione:

    @frafacchini L’ #intelligenzaartificiale ♬ suono originale – Francesco Facchini

    Una volta che hai visto questo video penso che molte cose si mettano al loro posto nell’approccio che ognuno di noi deve nei confronti della intelligenza artificiale. In questi giorni, in questi mesi, anche ora che mi trovo a scrivere al Caffé Tommaseo a Trieste, rifugio del grande Umberto Saba, sto percependo sempre di più la magia della AI e il senso del mio rapporto con l’Intelligenza Artificiale.

    L’Intelligenza Artificiale e l’uso che ne fai

    Gli strumenti che utilizzo sono tanti, in tanti diversi tipi di operazioni. Il modo in cui li utilizzo, questi strumenti, mi sta diventando sempre più chiaro. In qualsiasi azione mi capiti di utilizzare l’intelligenza artificiale la spinta che mi fa usare gli strumenti di AI è sempre coadiuvante e mai “sostituente”. Mi spiego: non direi mai a un tool di AI scrivi una mail a questo o quest’altro, su questo o quest’altro. Direi a un tool di AI di generarmi parti di quel testo che servono a me per comporre il risultato della mail che ho in mente di scrivere alla persona “x” con il messaggio “y” che è il risultato di molti pezzi testuali, fra i quali ci sono mattoni costruiti con l’AI.

    Insomma: non vorrei mai farmi sostituire dall’AI, ma farmi aiutare si. In ogni passaggio, per ogni fase del lavoro, in ogni processo di produzione dei miei contenuti, piuttosto che dei miei risultati, l’Intelligenza Artificiale mi serve a precisare, velocizzare, rifinire, completare, rivedere, controllare, moltiplicare.

    Non mi serve a sostituire.

    Il senso dell’AI ad Algoritmo Umano

    Ad Algoritmo Umano sto studiando con grande profondità strumenti di intelligenza artificiale per migliorare le mie creazioni, produzioni, i miei servizi. Sto studiando anche l’implementazione di processi e strumenti di AI per altre organizzazioni. Sto studiando perfino la materia e i suoi sviluppi. Non sto studiando la “sostituzione” della necessaria operatività umana in alcuna delle cose che faccio. Ti è chiaro?

    L’AI è mia amica e mi regalerà nuovo tempo, nuovo valore, nuova ricchezza. Tuttavia non è me. Ecco, l’AI ed io partiamo da qui. E tu che ne pensi?

    Leggi anche: il terrore dell’Intelligenza Artificiale

  • Il terrore dell’Intelligenza Artificiale

    Il terrore dell’Intelligenza Artificiale

    Il mondo dell’intelligenza artificiale terrorizza chi produce il contenuto.

    Anzi, più in particolare, terrorizza i giornalisti. Già, proprio quella categoria professionale che dovrebbe essere più felice dell’arrivo al pubblico di questa tecnologia. Ti spiegherò questa affermazione, ma ora fammi mettere in ordine le idee. Ti racconto un paio di cose.

    Guardare negli occhi i colleghi

    Da alcuni mesi ho l’occasione di incontrare i colleghi grazie ai corsi di formazione che l’Ordine dei giornalisti della Toscana mi fa tenere sulle mie materie con la modalità online. Ogni volta mi trovo davanti una cinquantina di volti pieni di fatica, ma anche di energia. Il 18 marzo 2023 ho introdotto per la prima volta gli strumenti di intelligenza artificiale in un corso di podcasting in mobilità e ho dovuto subito sgombrare il campo in merito alle mie idee riguardo all’uso che il giornalista (o in generale chi produce contenuti per l’informazione) deve fare dell’intelligenza artificiale.

    Un’idea semplice sull’intelligenza artificiale

    L’intelligenza artificiale è una rivoluzione. Agli inizi, ma lo è. Si tratta di una tecnologia che cambierà per sempre il nostro approccio con le macchine e quindi anche con la produzione del contenuto. Ma che cos’è in realtà?

    Semplice: è uno strumento

    Uno strumento. Come una macchina da scrivere quando le macchine da scrivere non c’erano. Come internet, quando internet non c’era. L’Intelligenza Artificiale è un’innovazione che cambia un’epoca, ma è e resta strumento. Detto questo mi viene facile dirti con che spirito ho cominciato a studiare questo “aggeggio” e con che spirito ho cominciato a utilizzarlo. Semplice: con l’idea di capire come funziona (e sono agli inizi) e di comprendere dove, come e quando poterlo utilizzare per migliorare il mio lavoro (e magari anche la mia vita, già che ci sono). Il tutto stando sempre al centro dell’evoluzione del mio modo di lavorare. Non sotto, non sopra. Al centro. Mi spiego.

    Il futuro del giornalismo e dei contenuti

    Tanti anni fa ho fatto un corso alla Lumsa di mobile journalism. Credo fosse il primo in Italia. Entrato in aula ho chiesto ai ragazzi dove si giocasse il futuro del giornalismo. Mi hanno risposto in maniera variopinta, ma nessuno ha centrato il problema: si gioca nella distanza tra il professionista e l’intelligenza artificiale. Il giornalista di domani (e forse già di oggi) dovrà fare un passo indietro rispetto alla tastiera e a quelle fasi meccaniche della produzione del contenuto.

    Ma avrà una grande possibilità in più: potrà ritornare a pensare. Potrà verificare i dati, le fonti, potrà progettare l’esperienza di lettura o di visione del contenuto, potrà tornare a vedere una notizia nell’insieme. Semplice il motivo: l’intelligenza artificiale farà le attività meccaniche al posto suo. Per questo dico: magari non picchieremo sulla tastiera rischiando refusi a ogni passo, ma potremo ritornare a pensare. Mi sembra una novità strepitosa.

    Intelligenza artificiale: un’arma per terrorizzare

    Tornando al corso, ho sentito i colleghi terrorizzati dall’arrivo dell’AI nel mondo del giornalismo. Mi ha fatto impressione. Una in particolare ha riferito di essere stata a un corso di formazione nel quale si parlava di intelligenza artificiale nel senso di una minaccia per il nostro lavoro. I due estratti dal libro “Newsmakers” di Francesco Marconi, il massimo esperto del rapporto giornalismo-intelligenza artificiale (a mio modesto avviso), dicono bene che il terrore è ingiustificato.

    Tuttavia mi sono messo a pensare a chi sta terrorizzando i giornalisti brandendo l’arma dell’AI come strumento capace di sostituire la professionalità dei colleghi. Naturalmente sto parlando degli editori in gran parte condizionati dallo scopo di diminuire i costi dell’industria dei media a vantaggio dei ricavi. Si tratta di un tranello dal quale i colleghi devono smarcarsi subito.

    Il tranello da evitare

    Come tirarsi fuori? Cambiando punto di vista. Sarà difficile, perché il giornalismo, specialmente quello italiano, è pervarso dalla retorica della sconfitta e della crisi e cadrà anche in questo buco. Il modo per evitare il tranello c’è ed è semplice: l’intelligenza artificiale bisogna conoscerla e utilizzarla, prima che ci travolga. Dobbiamo far capire a chi ci paga l’onorario che senza l’uomo e le sue capacità di interpretare la realtà e riconoscere le notizie non ci sarà futuro. Se gli editori italiani vogliono finire come quelli americani facciano pure. Cosa intendo? Intendo che i media statunitensi stanno utilizzando l’IA per fare contenuti in modo talmente smodato da far appiattire l’informazione verso il basso. Pensa che ora hanno anche il problema di pensare che fra i lettori degli articoli creati dall’AI c’è anche… l’AI. Come faranno a uscire da questo non senso? Con gli uomini e le donne che fanno giornalismo.

    Tirando le somme sull’AI

    Come al solito mi sono scelto la posizione più scomoda, ma te la dico chiaramente: combatterò con tutte le mie forze tutti coloro che usano l’intelligenza artificiale per terrorizzare i giornalisti, puntando alla loro “sostituzione” con delle stupide macchine. Difenderò, invece, l’uso dell’intelligenza artificiale come strumento per migliorare la qualità dell’informazione. Ne abbiamo veramente bisogno.

  • Intelligenza Artificiale e Smartphone: binomio da scoprire

    Intelligenza Artificiale e Smartphone: binomio da scoprire

    Quello dell’Intelligenza Artificiale è un argomento sulla bocca di molti in questo periodo di digitalizzazione forzata della comunicazione, del lavoro, delle carriere e delle aziende.

    La capacità dei computer, dei processori e delle device mobili come lo smartphone di processare algoritmi che imparano in modo autonomo dalle azioni e dalle operazioni dell’uomo sta diventando sempre più impattante nella vita di tutti i giorni. Dobbiamo, tuttavia, capire bene qual è il rapporto tra noi, lo smartphone e la AI per poter sfruttare al meglio questa potenzialità dei nostri apparecchi mobili.

    Quando fa tutto lo smartphone

    Il tuo smartphone ti corregge le foto, anticipa i tuoi scatti, crea video da solo, riempie da solo i testi delle tue mail. Ti toglie, detta in parole povere, il controllo su operazioni anche importanti che incidono sulla qualità del tuo contenuto. Esistono negli store delle app schiere di software per telefonini che ricorrono all’Intelligenza Artificiale per sviluppare autonomamente creazioni. Questo succede in particolare nel mondo dell’editing video, universo nel quale si sprecano le app automatiche per creare contenuti brevi e adatti ai social. Un altro campo in cui l’Intelligenza artificiale è strautilizzata è quello del riconoscimento della voce, della sottotitolazione automatica e della traduzione simultanea. Dell’interazione fra il web e la voce ho già parlato in un altro articolo che puoi trovare qui.

    Se non hai tempo, quindi, puoi affidarti all’Intelligenza Artificiale e allo smartphone, lasciando a loro il comando. Se desideri mantenere il controllo della creazione, invece, l’Intelligenza Artificiale sta iniziando a venire in aiuto in situazioni molto particolari.

    Il caso Adobe Premiere Rush

    Nel 2019 è uscita Adobe Premiere Rush, suite di montaggio multipiattaforma che è una sorella minore di Premiere e il tentativo di Adobe di portare tutto il suo know how sui telefonini. Dopo pochi mesi aveva presentato il suo autoreframe. Di cosa si tratta? Di un algoritmo, basato sull’Intelligenza Artificiale, che ricompone in verticale o in altri formati un video girato in 16:9, quindi in orizzontale. Nei giorni scorsi Adobe lo ha implementato nella sua versione beta della app la funzione e io ne ho testato il risultato. Eccolo qui sotto.

    La quarta puntata di Smartphone Files, tutto quello di buono che si può fare con un telefono.

    Il prodotto è incoraggiante, ma migliorabile. L’Intelligenza Artificiale, a mio avviso, risulta determinante nel modo più utile. Vale a dire che ti lascia fare il tuo contenuto e poi te lo adatta alle diverse opportunità di pubblicazione. Il padrone dei comandi, quindi, resti tu, ma lo smartphone fa per te una funzione che ti fa risparmiare un’enorme quantità di tempo (pensa a chi deve produrre contenuti per sito e social contemporaneamente) senza offendere quello che hai messo dentro il contenuto stesso.