Tag: formazione

  • Corsi di formazione: il mio futuro è ibrido… e sociale

    Corsi di formazione: il mio futuro è ibrido… e sociale

    I corsi di formazione sono una buona parte del lavoro di questo laboratorio.

    Sono anni che tengo corsi di formazione per committenti diversi e per fruitori diversi. In presenza, online… oppure in presenza e online. Mobile journalism, mobile podcasting, creazione di contenuti per i social, auto imprenditorialità, video editing, uso dell’intelligenza artificiale nella produzione del contenuto: questo è il mondo che divulgo.

    Insomma: si tratta di tutte le materie che fanno rima con la produzione di contenuti con device mobili, l’uso professionale dello smartphone, l’uso professionale dell’intelligenza artificiale e il business auto imprenditoriale.

    La fine della corsa dei… corsi di formazione

    In questi ultimi mesi i corsi di formazione che ho fatto mi hanno mandato un segnale molto chiaro: è il momento di cambiare. Di conseguenza ho tirato su il piede dall’acceleratore e ho iniziato una fase di studio. Anzi meglio: ho iniziato una fase di cambiamento della mia offerta formativa e del mio modo di essere docente grazie a un partner che mi aiuta e mi protegge in questo momento di sviluppo. Per ora non ti dico di più, ma è certo che la fine della corsa dei corsi è già diventata un nuovo inizio. Se, intanto, vuoi sapere quali sono i principi di base con cui faccio formazione, puoi leggerli qui.

    Il motivo per cui ti dico questo è legato al fatto che ho già iniziato a lavorare su nuovi modelli di apprendimento che facciano rima con un concetto a me caro: quello del luogo digitale, quello di una pagina web dove ci si possa incontrare per scambiare conoscenza e per interagire.

    Il luogo digitale

    La formazione che sto pensando, quindi, fa rima con un luogo del web come la pagina che stai leggendo. Un luogo che ti faccia fare un percorso che ti serva a fissare i concetti di una materia, ma anche a verificare immediatamente che tu stia apprendendo questi concetti in modo efficace. Le pagine che sto progettando hanno vari oggetti che si susseguono l’uno dopo l’altro e che ti possono dare la certezza, se usati in modo appropriato, che sei sul percorso giusto e che puoi verificarlo praticamente in tempo reale.

    I corsi di formazione che ho in mente sono percorsi. Divisi in moduli, con contributi multimediali e uno slide set di approfondimento per ogni video, questi nuovi corsi in via di progettazione avranno servizi aggiuntivi come la chat diretta per verificare dubbi e fare domande, le sessioni live “one to one”, i test di valutazione intermedia e finale.

    Tutto si baserà sullo scheletro dei moduli video di apprendimento, i quali si presenteranno sulla pagina del corso nella stessa maniera di quello che vedi qui sotto. Il visore è quello della piattaforma Switcher Studio.

    All’interno di ogni video acquistato, ci saranno le slide di approfondimento di quel modulo e, subito sotto, i test di autovalutazione. A disposizione avrai anche la Premium chat che potrà metterti in contatto con me in modo diretto, per farmi domande e chiarirti dei dubbi. Alla fine potrai prenotare, tramite un altro elemento, una sessione di approfondimento in diretta.

    Gli elementi di interazione diretta

    Nei corsi di formazione che sto progettando vedrai una forte spinta nei confronti dell’interazione diretta. Per farmi domande veloci via testo, per esempio, potrai utilizzare questo widget.

    Nella pagina posizionerò anche il widget della mia pagina agenda con la possibilità di fissare ore di formazione o consulenza ulteriore “one to one”. Una come quella che vedi qui sotto…

    Se riterrò di aggiungere altri documenti di approfondimento nella pagina, avranno questo stile, perché protetti quali contenuti ad alto valore e quindi da ritenersi a pagamento.

    Questo è un documento aggiuntivo

    Paghi un piccolo contributo in entrata e hai documenti ulteriori sulla materia del corso o in generale della formazione

    Il mio sito è il mio laboratorio

    Arrivo alla conclusione. Il mio sito, per il mio lavoro, è sperimentazione continua. Questa pagina, per esempio è una pagina nella quale ti ho raccontato alcune delle cose che sta facendo il laboratorio. Ho anche fatto sperimentazione soprattutto mettendo online tutti gli strumenti che vedi per provarne poi l’usabilità.

    Sto andando nella direzione che ho tracciato io stesso quando ho messo giù quella che è la definizione di un giornalista moderno. Cioè: uno che progetta e produce il contenuto per l’informazione… o per la formazione. Insomma, ti ho spiegato quello che sto combinando per un futuro in cui i miei corsi siano ibridi e social. Se ritorni a trovarmi qui, troverai presto anche delle altre novità.

  • Musk e il suo algoritmo ti insegnano qualcosa

    Musk e il suo algoritmo ti insegnano qualcosa

    Mai sentito parlare dell’algoritmo di Musk? Dovresti conoscerlo, dammi retta.

    Ho letto con voracità la biografia di Elon Musk di Walter Iaacson: un libro che ti consiglio. L’ho letto perché volevo capirci di più su un personaggio che sta condizionando, nel male e nel bene, la nostra epoca e la tecnologia che ci circonda. L’autore racconta davvero con maestria un’icona del nostro tempo e un uomo dalle mille sfaccettature. Racconta anche il modo di pensare e di agire dell’uomo e dell’imprenditore Musk, un modo che ti fa imparare alcune cose.

    Non voglio discutere gli aspetti che riguardano la persona, non è questo il posto e il caso. Voglio, invece, soffermarmi sul suo modo di pensare l’impresa e i processi industriali.

    Una forza distruttiva che… serve

    Isaacson riassume la filosofia di lavoro di Musk in un pezzo del libro che affronta la costruzione delle sue giga fabbriche, come le chiama lui. Parlo di impianti industriali come quello della Tesla a Freemont, negli Stati Uniti. C’è un passaggio che riassume una specie di algoritmo che lui mette in campo quando deve costruire i processi industriali. Prendo un pezzettino del libro e te lo metto qui in un elenco per punti.

    • ⁠ ⁠Mettete in dubbio ogni requisito. Ognuno di essi dovrebbe avere il nome della persona che l’ha richiesto. Non dovreste mai accettare un requisito proveniente da un reparto come «il reparto legale» o «il reparto sicurezza». Dovete conoscere il nome della persona in carne e ossa che ha richiesto quel requisito. Poi dovreste metterlo in dubbio, non importa quanto quella persona sia in gamba. I requisiti provenienti dalle persone in gamba sono i più pericolosi, perché la gente è meno incline a metterli in dubbio. Fatelo sempre, anche se il requisito è venuto da me. Poi rendete i requisiti meno stupidi. 
    • Eliminate tutte le parti o i processi che potete. Potreste doverli aggiungere di nuovo più avanti. Anzi, se finite per non riaggiungerne almeno il 10 per cento, non ne avevate eliminati abbastanza.
    • Semplificate e ottimizzate. Questo deve venire dopo il punto numero 2. Un errore comune è semplificare e ottimizzare una parte o un processo che non dovrebbe nemmeno esistere. 
    • Accelerate il tempo di ciclo. Ogni processo può essere velocizzato. Ma fatelo solo dopo aver seguito i primi tre passi. Nella fabbrica di Tesla, ho erroneamente passato un sacco di tempo ad accelerare processi che in seguito ho capito si sarebbero dovuti eliminare. 
    • Automatizzate. Questo è l’ultimo passo. Il grosso errore in Nevada e a Fremont è stato che ho cominciato automatizzando ogni passaggio. Avremmo dovuto aspettare fino a dopo aver messo in dubbio tutti i requisiti, eliminato parti e processi, e rimosso tutti gli errori.

    La versione utile per te

    Questo algoritmo non centra, sembra, con la vita di un libero professionista o con un lavoratore che voglia riqualificarsi e… invece è proprio un piano operativo che può aiutarti.

    Quando l’ho letto la prima volta ho pensato: “Ok, ma a me interessa?”. Ero dubbioso. Eppure giorno dopo giorno queste frasi mi sono ritornate in testa e ho cominciato a pensare: “Vero! L’ho fatto anche io!”. Ora te lo rispiego per punti.

    • Mettete in dubbio ogni requisito. Vuol dire questo. Quando vuoi far crescere la tua carriera metti in dubbio tutto quello che hai fatto nel tuo lavoro e come lo hai fatto fino a ora. Comincerai a capire, ti insegna Musk, cosa tenere e cosa cambiare, dove investire e dove lasciar perdere.
    • Eliminate tutte le parti o i processi che potete. Quello che sai fare lo puoi fare in un tempo minore e meglio se elimini tutte le dispersioni di energia e di tempo. Ti assicuro: ne hai molte, potresti guadagnare un sacco di spazio e di tempo per ripartire.
    • Semplificate e ottimizzate. Cerca di essere semplice quando lavori e “spacchetta le cose”. Ti faccio un esempio. Quando creo un video cerco di lavorare ricordandomi questo: con un video ho anche un audio, delle foto e un testo a disposizione. Come usarli tutti quanti?
    • Accelerate il tempo di ciclo. Musk parla di processi industriali, ma anche nel tuo lavoro ci sono. Pensa alle fasi di sviluppo del tuo lavoro e togli tutto quello che non è importante per avere un buon risultato. Aiutati con la tecnologia per fare in 10 minuti quello che fino a ieri facevi in 30.
    • Automatizzate. Se c’è un’operazione meccanica che può fare la tecnologia al posto tuo (naturalmente verificandone il risultato)… falla fare a lei e tu pensa ad altro.

    L’algoritmo di Musk ti insegna a essere…

    Ti insegna a essere essenziale: ecco quello che ti dice Musk. Rompi tutti gli schemi che hai adottato finora e liberati del superfluo. Vedrai cosa succede. La mia vita è cambiata quando mi sono tolto dalle spalle oggetti, pesi, modelli, categorie, tipi, modi, trasformando tutto in una vita essenziale. So sempre meglio quello che è importante e quello che non lo è. Dai, dacci dentro, usa anche tu l’algoritmo di Musk.

    Leggi anche Vita da freelance, l’arte del rilancio

  • Comunicazione aziendale: gli smartphone risorsa sprecata

    Comunicazione aziendale: gli smartphone risorsa sprecata

    Un pochino di AI in questo articolo.

    Nella comunicazione delle aziende c’è una miniera d’oro buttata al vento.

    Ci ragionavo già nell’ottobre del 2020 con questo articolo, ma all’alba di questo 2024 il pessimo uso degli smartphone nella comunicazione aziendale (sia esterna, sia interna) non è migliorato.

    I nostri telefonini vengono ancora sottoutilizzati nell’ambito del trasferimento di informazioni all’interno delle organizzazioni economiche e, da queste, anche verso l’esterno.

    Il pessimo stato dell’arte

    Se sei un dipendente di un’azienda per cosa usi il tuo smartphone? Principalmente per tre linee della comunicazione aziendale:

    1. Le mail
    2. I messaggi WhatsApp o Slack
    3. Le telefonate

    Questo in ordine di importanza. Le prime hanno un piccolo problema: si risponde poco e male. I secondi sono un caos e si mischiano con i gruppi della classe di tuo figlio o quelli del “calcetto del giovedì”. Le terze (ammesso che chi chiami risponda al telefono) sono un furto inutile di tempo, tempo che potrebbe essere reso molto più produttivo.

    La comunicazione aziendale è un valore determinante

    In tutto questo caos di informazioni, il risultato più eclatante delle organizzazioni economiche è la perdita di tempo e di precisione nel trasferimento di dati, notizie, info e competenze. E’ un valore economico considerevole quello che viene perso in queste curve della comunicazione.

    Eppure non dovrebbe essere difficile riuscire a comprendere che la comunicazione aziendale è una rete e alla parte finale della rete ci sono smartphone. Molti, molti smartphone. Questi possono montare app che razionalizzano i passaggi della comunicazione e possono rappresentare terminali di produzione del contenuto. Possono, in sostanza, ricevere messaggi e far partire messaggi. E’ un’ovvietà? Si, certo: allora, perché non aggiustare messaggi, flussi, modelli di produzione del contenuto e luoghi di detenzione del contenuto per fare in modo che il trasferimento di informazioni diventi più pulito possibile?

    I dati, oro della nostra epoca

    Le informazioni, i dati, sono l’oro della nostra epoca. Eppure li gestiamo malamente e li ammassiamo senza cura. Nei nostri smartphone restano poco alla nostra attenzione, poi spariscono nel gorgo dei client di posta o nelle foto che riempiono le nostre memorie. Un grande guazzabuglio.

    Se vai a questa pagina del sito, scoprirai come si può iniziare a invertire la rotta. Insegnare i linguaggi della comunicazione, la formattazione dei messaggi via smartphone, gli applicativi più efficienti e la creazione del contenuto con i device mobili è la via. La via per razionalizzare le informazioni, per renderle più chiare e semplici, per farle andare negli applicativi giusti, affinché chiamino attenzione e vengano catalogati con precisione.

    La comunicazione aziendale via smartphone

    Ora gli smartphone comunicano con i cloud, lavorano in cloud, trasferiscono ogni tipo di messaggio, comunicano con il mondo dentro un’azienda… e fuori. Se hai un’impresa prova a pensare come sarebbe il tuo modo di lavorare se i reparti imparassero a parlarsi chiaramente ed efficacemente, se le mail avessero tutte lo stesso format, se i gruppi WhatsApp si trasformassero in più efficienti ambienti di lavoro virtuale come Slack.

    Per realizzare tutto questo ci vuole un medico delle parole, un aggiustatore di comunicazioni e un esperto di produzione del contenuto. Un giornalista… insomma.

    E verso l’esterno? Certo, bisognerebbe parlarne con i dipendenti e riconoscere loro dei diritti se mai dovessero assumere dei doveri nei confronti della comunicazione aziendale esterna.

    Aggiustato questo aspetto, tuttavia, sarebbe portentoso l’effetto dato dai contenuti delle risorse dell’azienda per messaggi rivolti all’esterno. Quella rete di smartphone che ogni imprenditore ha dietro di se potrebbe sviluppare valori (e delle economie) considerevoli.

    Pensa a un semplice messaggio di auguri grazie a piccoli video raccolti dagli smartphone, messaggio utilizzato per comunicare i valori e le persone della tua azienda.

    Comunicazione aziendale e social media policy

    Diciamolo chiaro: se è vero che i social sono l’immagine digitale che hai tu, è vero anche che lo stesso discorso si può fare per le aziende. Di conseguenza un altro settore nel quale si deve pensare, per le imprese, di aggiustare la comunicazione è la social media policy. Sai di cosa si tratta?

    Una social media policy è un insieme di linee guida e regole, riassunte in un documento, stabilite da un’organizzazione per regolare l’uso dei social media da parte dei propri dipendenti. Questo documento fornisce indicazioni chiare su come i dipendenti dovrebbero comportarsi online, sia che interagiscano a nome dell’azienda che a titolo personale. Le social media policy spesso affrontano temi come la riservatezza e la sicurezza delle informazioni aziendali, la diffamazione, la gestione dei conflitti di interesse, l’uso responsabile dei social media e la rappresentazione accurata dell’azienda e dei suoi valori online. Questo strumento aiuta a proteggere l’azienda da potenziali rischi legali, protegge la sua reputazione e promuove un uso responsabile e consapevole dei social media da parte dei dipendenti.

    Questa definizione me l’ha data il mio assistente IA e mi sembra ben scritta. Da quello che hai letto capirai che anche questo campo della comunicazione aziendale va affrontato al più presto. Nasconde, infatti, insidie. Insidie che si possono evitare formando le risorse e insegnando loro il modo di produrre contenuti consapevoli e tecnicamente ben fatti per le loro piattaforme sociali.

    Il 2024, anno degli smartphone in salsa AI

    Il 2024 è l’anno nel quale gli smartphone verranno potenziati dall’intelligenza artificiale. Quest’ultima potenzierà ulteriormente i processi di comunicazione rendendoli più veloci ed efficaci. Riconoscere la potenza di questi device e metterli al servizio di una comunicazione aziendale migliore dovrà essere un imperativo. Per salvare tanti soldi, per migliorare tanti processi, per dare una spinta alla reputazione aziendale. Dagli smartphone, infatti, esce una comunicazione più vera e autentica, necessaria in questo mondo complicato.

    Attraverso la formazione, la progettazione di flussi comunicativi e la formattazione della scrittura e della produzione del contenuto tutto questo pò essere realizzato. Basta volerlo. Smetti di sprecare le risorse che ti potrebbero essere regalate dalla rete di smartphone della tua organizzazione.

  • Corsi online: ho ribaltato la logica

    Corsi online: ho ribaltato la logica

    Faccio corsi online da molto tempo ed è una magnifica avventura.

    Li faccio per aziende, per enti e istituzioni che mi chiedono di affrontare le materie di mia competenza con l’obiettivo di fornire strumenti, informazioni, conoscenze immediatamente operative a chi stia nelle mie aule virtuali. Come al solito, quando scrivo qui, parto da un episodio personale per estrarre indicazioni che possono essere utili anche a te che leggi. Non mi interessa molto mostrare quello che sono o che faccio. Mi interessa arrivare a farti giovare di quello che capisco dalla mia esperienza perché tu possa… rigiocarti la cosa, se ti serve.

    I corsi online li faccio sempre tirando la tecnologia che ho davanti, forzando le piattaforme, invertendo i flussi. Non passo mai un corso intero a sdottorare le materie facendo stare i miei studenti (piccole telecamere dentro il mio zoom) ad ascoltare in passivo silenzio.

    Un corso per giornalisti strano assai

    Sabato 22 aprile 2023 mi è successa una cosa strana: a un corso per giornalisti sul live streaming sono riuscito… a fare live streaming mentre iniziavo il corso di live streaming dentro zoom. Scusa il bisticcio di parole, ma poter iniziare uno dei miei corsi online mostrando di fatto l’esecuzione della materia grazie a un paio di banali accorgimenti tecnici è una cosa che non mi era mai riuscita in un modo così profondo durante un corso virtuale.

    Il doppio canale dei corsi online

    Nei miei corsi si vedono le mie slide, ma anche video, schermi dei miei device e altro. Si sentono audio, si ricevono ospiti e sorprese, insomma, si riesce a interagire. Succede perché io utilizzo il doppio canale che ti offre la piattaforma di connessione che usi per creare le aule virtuali. Insomma, in senso classico l’informazione video che tu allestisci mentre eroghi il corso va da te agli altri che, fermi, guardano. La condivisione dello schermo a più partecipanti, durante la riunione, ti fa tuttavia invertire il flusso delle informazioni. In quel caso uno schermo di un discente comincia a diventare contenuto della lezione per tutti. Il flusso, in quel caso, va da uno dei tuoi astanti a te. Si inverte.

    Oltretutto, in questa logica ribaltata, c’è anche una terza modalità. La prima è che tu eroghi l’insegnamento, la seconda è che tu chiami all’azione uno studente che condivide lo schermo per far vedere quello che sta facendo, la terza è che tu riesca a mostrare quello che devi spiegare… in azione. Ed è quello che mi è successo il 22 aprile 2023.

    Corsi online, imparo più di quanto insegno

    Quando preparo uno dei miei corsi online, oltretutto, mi metto alla prova. Le mie idee escono danzando dalla mia testa balzana e vengono messe in una sinossi per fare una proposta a qualche cliente o partner. Da lì poi parte l’esplorazione, temeraria, per sapere se i miei pensieri e i miei percorsi hanno senso (ehm, finora lo hanno sempre avuto). Nel momento in cui trovo il senso comincio a studiare le parti che non conosco e a scrivere sulle slide quelle che conosco. Il risultato è che, di solito, imparo più di quanto insegno. Nel momento in cui faccio questo percorso sono pieno di paure di andare a sbattere contro un muro di un progetto educativo senza senso. Non mi è mai successo perché sono un giornalista e so mettere insieme informazioni, fonti e spiegazioni.

    Il live streaming, materia che sto studiando in questo periodo, è stato una scoperta. E’ stato un momento di rottura nel mio lavoro perché ha aperto nuove prospettive nei confronti del mio lavoro. Per questo, da ora in poi, metterò in atto un riallineamento del mio business, dei prodotti, dei servizi e della mia immagine digitale. Un percorso che mi impiegherà da qui al 2024 e che riposizionerà completamente il mio lavoro. Pensa, tutto nato da un momento in cui ho approfondito una materia che conoscevo e che pratico da anni e ho trovato un modo, durante la preparazione di uno dei miei corsi online, di invertire la logica, di testare soluzioni nuove e di verificare che queste cose potevano diventare un mercato. Che ne dici? Ci provi anche tu?

    Se vuoi ci proviamo insieme al prossimo evento di Algoritmo Umano sul live streaming. Clicca qui per saperne di più

  • Formazione: sono diventato un sarto

    Formazione: sono diventato un sarto

    La formazione è uno dei campi in cui ho lavorato di più nel 2021.

    La formazione è un territorio che io esploro tutti i giorni presto, la mattina. Studio, osservo, testo, verifico, guardo il mondo che mi circonda e assumo costantemente delle competenze. Poi prendo il tutto e vado su Algoritmo Umano a metterlo in pratica. Oppure sui miei social.

    La formazione è, ormai, una necessità costante perché le scuole in cui cerchiamo di diventare un determinato tipo di lavoratore o professionista, sono troppo lente per stare al passo con i cambiamenti della società. Nell’ultimo anno e mezzo, con la pandemia, l’abbiamo vissuta prima come un’opportunità poi come una costrizione.

    Già, ai primi corsi che abbiamo scelto per riempire il vuoto dei lockdown o della lontananza dall’ufficio eravamo felici. Negli ultimi mesi non vediamo l’ora di fare a meno di qualsiasi genere di incontro virtuale, formativo o operativo, che l’azienda, scuola, accademia o istituzione di cui facciamo parte ci propone.

    L’errore di chi fa formazione

    Chi crea la formazione e chi la fa, commette un errore. Anche nell’ambito virtuale la formazione è figlia del modo di insegnare agli altri che abbiamo vissuto, da studenti o professori, a scuola. Per questo è lenta, frontale, poco multimediale, poco interattiva. In questi mesi mi sono spaccato la schiena stando seduto alla scrivania per tentare di cambiare la mia formazione secondo alcune direttive. Vuoi sapere quali?

    Ho dato al mio insegnamento alcune direttive.

    Primo: ascolti chi ti sta di fronte e capisci quello di cui ha bisogno.

    Secondo: ho cambiato strumento didattico e ho scelto Genially. Veloce, interattivo, multimediale, profondo, simpatico, pieno di trucchi. Quando faccio un learning object mi sembra di essere un sarto.

    Terzo: ho mostrato sempre di più lo schermo dei miei device ai miei studenti e ho chiesto a chi mi stava di fronte di mostrarmi il loro.

    Quarto: Ho usato il sito di Algoritmo Umano come un luogo digitale dove creare laboratori dal vivo.

    Quinto: Ho tenuto lo smartphone al centro come strumento di connessione con tutti coloro che interagivano con me. Per dare un consiglio, una piccola consulenza, un piccolo ripasso.

    Cosa devo migliorare

    Nella mia formazione vorrei che si facesse largo sempre di più il concetto dell’esperienza virtuale. Ma c’è di più: devo migliorare il confronto con te per sapere in modo ancora più profondo quello che ti serve veramente. Possiamo stabilire questo dialogo? Per me sarebbe molto importante e ti spiego perché. La mia attività di formatore e la mia professionalità di giornalista si fondono nel momento in cui faccio ricerca di fonti e documenti per venire da te a darti la formazione migliore possibile tagliata sulle tue esigenze.

    Per questo motivo, più tu mi racconti quello che ti serve, più io rispondo meglio alle tue esigenze di formazione. Sono un sarto che cerca di conoscerti, capisce quello che pensi, poi va a cercare la stoffa giusta e ti fa il vestito su misura.

    Se ti va testiamo la cosa al mio prossimo corso che trovi qui sotto. A proposito, se ti iscrivi alla mia newsletter troverai degli sconti pazzeschi. Anche la newsletter la trovi qui sotto… a presto.

    https://www.algoritmoumano.it/event/laboratorio-brand-journalism-con-lo-smartphone/
    Clicca qui per sapere il contenuto del corso di mobile brand journalism.

    Ed ecco la mia newsletter. La trovi su Twitter… il social network che ho eletto a centro della mia vita digitale.

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    Formazione, il web è una strada a due sensi

  • Formazione, Aziende e giornalisti: c’è un capitale da non sprecare

    Formazione, Aziende e giornalisti: c’è un capitale da non sprecare

    Formazione, informazione, flussi di lavoro, conoscenze. Per le aziende sono parole importanti.

    Occupandomi stabilmente di formazione, in ambito accademico, istituzionale e aziendale, mi sono reso conto in questi mesi che le aziende hanno degli importantissimi asset immateriali da non sprecare, legati proprio a queste parole. Gestire le informazioni dell’azienda, ma anche il flusso di contributi di formazione, il miglioramento dei processi di lavoro e dello scambio di conoscenze, è una delle sfide che dovranno raccogliere gli imprenditori in questa epoca nella quale il luogo e il tempo di lavoro si stanno smaterializzando.

    Tra uffici digitali e uffici fisici, si perde moltissimo.

    Così come l’immagine e il percorso digitale di un’azienda vengono in gran parte snobbati in questo periodo di ripresa (“Bisogna produrre e fatturare!”), vengono presi mediamente sottogamba anche i processi di scambio e valorizzazione di informazioni, formazioni, conoscenze e contenuti di qualsiasi azienda.

    Nelle piccole perché non c’è tempo di curarli, non ci sono soldi, non c’è abbastanza attenzione. Nelle grandi aziende perché i processi di lavoro spesso non sono snelliti, ma complicati dalla tecnologia e dalla burocrazia. In questo modo, nel passaggio del sapere di ogni tipo tra gli uffici digitali e gli uffici fisici di qualsiasi organizzazione aziendale, si perde molto.

    Le conoscenze non vengono formattate, scritte, fatte vedere, mostrate consegnate in un modo armonico e accessibile a tutti. La conseguenza è che non viene curato abbastanza il processo di apprendimento delle conoscenze da parte delle risorse di un’impresa e, di conseguenza, non vi è una trasformazione in valore del know-how che si apprende.

    Ci vuole progettazione, ma ci vogliono anche i giornalisti

    Sto passando questi giorni a studiare, per offrire una formazione migliore su Algoritmo Umano e in ogni collaborazione dedicata a questo settore. Naturalmente per la formazione, l’informazione, i flussi di comunicazione e conoscenza ci vogliono gli specialisti della progettazione didattica.

    La cosa interessante, però, è che in questo mondo del lavoro e delle aziende sempre più liquido, ci vogliono anche i creatori del contenuto che possa soddisfare al meglio le esigenze di chiarezza, univocità del messaggio, completezza, competenza ed armonia con i valori aziendali. Per questo continuo a pensare e continuo a lavorare perché ci sia sempre più bisogno di giornalisti per creare questi contenuti di formazione, informazione, conoscenza e cultura aziendale. Contenuti che, con la digitalizzazione del lavoro, stanno diventando sempre più importanti. Sono un capitale da non sprecare.